Lettera aperta a direttori, direttrici, giornalisti e giornaliste

Lo scorso 25 novembre per la prima volta Montecitorio e le sue sale hanno ospitato su invito della Presidente della Camera Laura Boldrini 1300 donne provenienti da tutta Italia che con ruoli ed esperienze differenti  hanno condiviso un segnale forte in un momento in cui è in corso una nuova “offensiva” contro le donne che hanno di nuovo cominciato a fare sentire la loro voce sempre più alta.

 Il 25 novembre è stata una giornata epocale, uno dei luoghi simbolo del potere italiano pieno di donne, diretta Rai2 e 3 per 2 ore, anche questo mai accaduto prima, ma la carta stampata ha sottovalutato il valore simbolico dell’iniziativa alla Camera, non dando lo spazio e il rilievo che meritava.

Anche le immagini “parlano”: non una foto dell’aula e delle sale attigue stracolme, non una della Boldrini, quelle pubblicate sono immagini di repertorio di donne partecipanti a manifestazioni con simboli colorati, mentre sfilano o gridano i loro slogan: a Montecitorio nessuna gridava, ma in un’atmosfera emotivamente molto forte, si portavano testimonianze di chi ha vissuto in prima persona l’orrore e di chi ogni giorno lavora per fronteggiare un’emergenza per cui l’Italia viene continuamente segnalata dalle Istituzioni Europee e dalle Nazioni Unite come un paese a rischio, un paese che non rispetta le regole internazionali ed i diritti umani…

Forse “non fa notizia”? Che cosa fa Notizia? Non mancano convegni, dichiarazioni di intenti su una maggior correttezza dell’informazione, protocolli e proposte sull’uso corretto della lingua, ma dov’è la notizia di quanto accaduto a Montecitorio, come è stata data? Certo non come meritava.

Nello stesso giorno a Venezia, è stato presentato il “Manifesto per il rispetto e la parità di genere nell’informazione contro ogni forma di violenza e discriminazione attraverso parole e immagini”, promosso tra gli altri dalla Commissione Pari Opportunità della FNSI, dall’associazione GIULIA giornaliste, e firmato da circa 900 giornalisti e giornaliste. Peccato che manchino le firme dei direttori delle maggiori testate e che anche questa notizia non abbia trovato molto spazio nei resoconti giornalistici.

Si è detto e continueremo a dire e a ripetere che la violenza contro le donne è un problema culturale, di rispetto, di educazione alla cittadinanza e che non si può più tacere o di cui non si può più parlare correttamente, con fatti e numeri, come ha sottolineato con la sua consueta professionalità Laura Linda Sabbadini, di un fenomeno che riguarda tutte e tutti.

E proprio perché riguarda tutte e tutti i media non possono continuare ad usare informazioni parziali, “folkloristiche” o peggio omettenti o fuorvianti.

E’ il momento di prendere una posizione contro l’ingiustizia e per la civiltà, di dichiarare apertamente da che parte si sta, con chi perpetua l’idea di un mondo diviso per genere, tra forti e deboli, tra vittime e carnefici o il nostro paese è destinato ad essere il fanalino di coda nella battaglia, anzi in una vera e propria guerra che vede ogni giorno nuove vittime.

Quale Italia stiamo costruendo per le prossime generazioni?

Noi continueremo a fare la nostra parte, ma è necessario il concorso di tutti e tutte, anche di chi ha la responsabilità di creare opinione, di chi per professione fa informazione e a cui chiediamo il rispetto di  precisi obblighi deontologici, etici e morali.

Se Non Ora Quando? Comitato di Torino

 

 

 

Commenti chiusi.