Bambole ai maschi e bimbe meccanico I giochi al museo per insegnare la parità

La Repubblica 21 dicembre 2019 – Laura Barbuscia

Nello spazio Explora a Roma, i bambini da 6 a 11 anni imparano a combattere gli stereotipi di genere capovolgendo i punti di vista

Un gioco senza differenze. Non una semplice inversione di ruoli ma un capovolgimento di punti di vista. Con i maschi che si cimentano nell’accudire i piccoli e le femmine che trafficano con arnesi da meccanici.

Le pari opportunità entrano a Explora, il museo dei bambini di Roma. È qui che i più piccoli, dai 6 agli 11 anni, combattono gli stereotipi di genere, giocando.

Merito del nuovo percorso “Pari”, che con le 11 postazioni interattive e i 3 macro temi (stereotipi, diritti e doveri, uguaglianza e unicità) riesce ad abbattere ogni differenza di ruolo.Il gioco inizia dopo che il bambino e la bambina mettono al polso un braccialetto con un codice a barre identificativo.

Qualche domanda sul sesso, l’età e l’autostima. E via con la prima definizione di “stereotipo”. Sette brevi righe racchiuse in un tondo verde. E a seguire il gioco “Tutti pensano che” per capire se i colori, la professione o l’abbigliamento possono davvero influenzare un bambino.

Il monitor si accende. E riproduce una serie di immagini che cambiano velocemente. C’è una persona, ad esempio, che passa l’aspirapolvere e un’altra che pilota un aereo. I volti sono oscurati. Ma la domanda è precisa: «Sai riconoscere chi sta compiendo questa azione? ».

Chi partecipa può selezionare l’icona del maschio, della femmina o la scritta non lo so. All’immagine della cucina con due mani che lavano i piatti, Diego, 8 anni, pigia entrambe le icone: «Maschi e femmine — dice — hanno gli stessi diritti e possono fare le stesse cose ».

Nel frattempo, dietro di lui, Valentina e Anna, due sorelle rispettivamente di 6 e 7 anni, leggono le istruzioni per capire se sono in grado o meno di cambiare lo pneumatico di un’automobilina. «Allenta il dado, solleva l’auto con il cric, rimuovi il dado e sfila la ruota», dicono le istruzioni.

E così, passo dopo passo e una alla volta, riescono entrambe nell’impresa: «Missione possibile», dice la più grande, mentre è ancora piegata sulle ginocchia.Dall’altro lato Diego, 6 anni, toglie e mette il pannolino a un bambolotto.

Alle sue spalle, svettano due pareti attrezzate per fare l’arrampicata orizzontale, da destra verso sinistra e viceversa per chi è mancino. Il gioco vuole far capire a entrambi i generi che questo sport è per tutti.

Tant’è che Giorgia, 7 anni, pensava di non farcela. E invece «ci sono riuscita», esulta raggiante. Il tifo non manca: «Avanti così», dice Giulio, 9 anni. Lo spirito è quello giusto. Anche perché l’obiettivo del percorso è proprio quello di sensibilizzare tutti i bambini sul tema delle pari opportunità.

E di farlo attraverso il learning by doing , ovvero imparare facendo.Intanto, nella sezione “diritti e doveri”, Flavia, 8 anni, e Vincenzo, 9 anni, si stanno allenando per trasformare un gruppo in una squadra. Entrambi in piedi, hanno pochi secondi a disposizione per memorizzare prima e riprodurre dopo il modello raffigurato nel monitor: «Dammi il cinque», dice Flavia al suo compagno di giochi, dopo aver smontano e posizionato correttamente sul piano i sei mattoncini colorati.

Una nuova sfida li attende, ma questa volta per capire chi ha i riflessi pronti. Si chiama “Chi è il più veloce” e serve anche questo per sconfiggere gli stereotipi. Si accendono le luci e chi è in gara ha 30 secondi di tempo per toccare e spegnere più colori e tasti possibili.

Alla fine del percorso, l’importante non è sapere chi ha vinto, ma aver acquisito nuove abilità senza paure e pregiudizi. Perché «non ci sono giochi da femmina e giochi da maschio — racconta Andrea, 11 anni — Possono entrambi giocare con le bambole o con i soldatini ». E indica con il dito l’insegna luminosa che riporta in rosso l’articolo 3 della Costituzione: «Siamo tutti uguali — spiega il bambino — Lo dice la legge».Andrea, 11 anni: “Siamo tutti uguali: possiamo giocare con i pannolini o con i soldatini”

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