Corriere della sera – La 27 ora 23 aprile 2020 Antonio Polito
«E di che si sorprende? In Italia la parità di genere esiste solo il sabato e alla domenica nei convegni. Poi dal lunedì chi ha il potere reinserisce il pilota automatico e sceglie gli uomini che conosce, di cui è amico, che gli girano intorno. Ci saranno ormai già 15 task force e un proliferare di “tavoli” che sembra di stare all’Ikea, e le donne sono infima minoranza. Altro che parità di genere».
Emma Bonino si dice «amareggiata» per quel che vede, ma non «depressa». «Sono anzi determinata a reagire. Penso che ci siano iniziative ottime, come quella di “Dateci voce”, le donne che hanno scritto a Conte. Ma intanto i gruppi di chi dovrebbe ridisegnare l’Italia di domani già ci sono ed escludono le donne. Nessuna nel comitato tecnico scientifico che lavora con la Protezione civile. Quattro su 17 in quello di Colao. Ho letto che la ministra Bonetti ha fatto una task force “rosa” per la famiglia, composta da 13 donne. Mi sa tanto di riserva indiana».
Noi accendiamo la tv e vediamo donne ovunque, negli ospedali, nei laboratori scientifici, nelle università. Come è che poi scompaiano nei luoghi della decisione?
«Nel suo elenco mancano le donne in casa. Lungi da me la retorica sulla figura materna, so bene che le donne sono decisive anche nella società. Ma se c’è qualcuno che in queste settimane si è preso sulle spalle gli equilibri famigliari, ha dovuto conciliare tempo di lavoro e di vita, beh, quelle sono state le donne. E tu oggi le vuoi tenere fuori dalle decisioni sull’Italia che verrà? Ma con chi devi parlare di come riaprire le scuole, se non con le donne?».
Lei è sempre stata contraria alla politica delle quote. Magari oggi servirebbero?
«Io sono contro perché non voglio costruire un’Italia per quote: tanti neri, tante donne, tanti disabili. I cittadini sono tutti uguali e hanno uguali diritti. Però noto che dove ci sono le quote grazie a leggi che io non ho mai votato, come nei consigli di amministrazione, la parità di genere si afferma perché non se ne può fare a meno. Appena non c’è una legge che obbliga, come nelle task force governative, sparisce».
Perché?
«È un aspetto del rifiuto della meritocrazia. Il potere in Italia tende a riprodursi per cooptazione, il potere dà dipendenza, è un grande afrodisiaco. Così prevale la cultura che gli inglesi chiamano della old boys’ net, la rete dei vecchi amici che si frequentano e si conoscono, a cui si è aggiunta di recente una new boys’ net».
Il fossato che ci divide dal resto dell’Occidente si allarga sempre più, non solo nel confronto con i Paesi nordici; ormai il caso italiano sta diventando imbarazzante anche a paragone di Paesi più simili a noi, come la Germania o la Francia.
«Sul Corriere avete raccontato che tra i Paesi più vincenti nel combattere il virus ce ne sono sette guidati da donne. Il punto non è che le donne sono più brave, il punto è come mai in quei Paesi le donne sono arrivate al vertice. Da noi, di questo passo, non accadrà mai. Ed è una perdita, è come se ci tagliassimo un braccio. Alla base c’è la vecchia idea che una donna non è mai veramente disoccupata, al massimo non è pagata, perché ha già così tanto da fare nella vita che il lavoro è un optional».
Lei hai più volte richiamato le donne a battersi di più per prendere il potere, a non aspettare che venga loro graziosamente offerto.
«Quando ero ragazza negli anni ‘70, andava di moda dire che le donne non volevano il potere perché il potere sporca. Poi per fortuna questa idea del “facciamo da sole” è tramontata. Quindi sì, bisogna combattere di più per prendersi i posti di comando. Nei giornali, per esempio, tantissime giornaliste e pochissime direttrici. Nelle università, tante docenti ma un paio di rettori donne. Nelle banche, ce n’è una dove una donna è alla guida? L’idea è lavorate pure, purché stiate al vostro posto».
Emma Bonino è reduce da un intervento in Senato sul discorso di Conte. È preoccupata di come si stanno mettendo le cose?
«Quando sento minacciare ‘l’Italia farà da sola’ mi domando che significhi. Ma mi lasci dire una cosa, visto che parliamo di donne. Ci sono un milione di badanti in italia, donne che si occupano dei nostri vecchi, dei bambini, delle famiglie, e tra di loro ci sono tante irregolari che si nascondono, hanno paura di andare a fare la spesa o accompagnare l’anziano alla dialisi. Quando decideremo che cosa debba essere l’Italia del futuro, proviamo innanzitutto a risolvere questo problema, che è uno scandalo sociale, oltre che morale».
Articolo Corriere La 27 ora