Se Non Ora Quando – Torino ha un nuovo sito consultabile all’indirizzo https://www.senonoraquando-torino.it/ . Questo sito non viene più aggiornato da maggio 2021 e resta online come archivio delle nostre iniziative e articoli pubblicati in precedenza.
Anche per Torino è arrivato il momento di fare sentire forte la nostra voce a sostegno del ddl ZAN
Il Coordinamento Torino Pride ha deciso di lanciare anche a Torino la manifestazione a sostegno del DdL che contrasta discriminazione e violenza per motivi fondati sul sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. Abbiamo scelto la data del 5 giugno che, da molto tempo, segna l’inizio di tanti Pride. La manifestazione è convocata alle ore 16,00 in Piazza Castello.
Invitiamo tutte le realtà associative, di movimento, sindacali a partecipare con i propri simboli; invitando altresì a dare massima diffusione di tale evento attraverso i propri canali informativi. Questa è diventata per tutti e tutte una battaglia di civiltà imprescindibile.
Anche Torino, tra le associazioni promotrici della mobilitazione nazionale, aderisce alla piattaforma nazionale utilizzandone claim e grafica.
Tutti e tutte insieme urleremo forte il nostro Sì al DdL che porta il nome di Alessandro Zan, e NO a qualsiasi ulteriore compromesso che lederebbe, ancora una volta, i nostri diritti e le nostre dignità.
PERCHÉ LE DONNE PALESTINESI HANNO ASSUNTO UN RUOLO CHIAVE NELLA LOTTA PER LA PROPRIA TERRA CONTRO ISRAELE
Riproponiamo un articolo dell’8 luglio 2020, comparso su The Vision, che ci sembra attuale in questo contesto storico di Federica Passarella
Siamo abituati a pensare alle donne come assenti dalle guerre. Sebbene poche nazioni prevedano per loro la leva obbligatoria, e siano generalmente lontane dalle linee di combattimento, nella gran parte dei casi subiscono comunque tutto il peso dei conflitti, diventando in molti casi vittime di stupri, violenze e torture, deportazioni e massacri, oltre che della povertà che porta con sé ogni conflitto. Le donne e i bambini, così come gli anziani, sono i primi testimoni della distruzione di case e intere città. Ma sono state proprio le donne ad aver mandato avanti i Paesi mentre gli uomini erano al fronte e a risollevarli una volta che il conflitto era terminato.
Le palestinesi, da questo punto di vista, possono essere considerate come parte di una genealogia di donne in lotta. Dato che si sente spesso parlare della condizione di subalternità in cui vivono le donne nei Paesi islamici, molti ignorano che in Palestina hanno cominciato a rivendicare libertà e diritti molto tempo fa, spinte in larga misura dallo stato di assedio dell’occupazione israeliana. Da quando, con la complicità della comunità internazionale, la Palestina è stata occupata dai sionisti, è infatti diventata una sorta di prigione a cielo aperto i cui confini sono controllati militarmente da Israele. Lo stato di oppressione costante in cui la popolazione è costretta a vivere da decenni impedisce l’evolversi dei più basilari diritti civili e ciò si ripercuote sul cammino verso l’emancipazione delle donne, che è profondamente ostacolato.
Violenza donne: Istat,+79,5% chiamate al numero 1522 durante la pandemia Covid
ANSA 17 maggio 2021
Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%). E’ quanto emerge dai dati pubblicati dall’Istat nell’ambito dello studio ‘Le richieste di aiuto durante la pandemia’.
CHI HA UCCISO MIO PADRE
di Édouard Louis / regia Daria Delflorian, Antonio Tagliarini / con Francesco Alberici
dal 15 al 17 maggio Teatro ASTRA Torino

Nelle pagine di Edouard Louis uno scrittore di 26 anni si mette in caccia degli assassini del padre e rimette all’ordine del giorno della scrittura le vite di cui nessuno vuole più sentir parlare, le nude vite di coloro a cui il potere toglie qualunque protezione. Una «lettera al padre» in cui il figlio dà ripetutamente del tu all’uomo che per anni gli ha negato ogni confronto, eludendo in tal modo il confronto con sé stesso. Cercandolo e trovandolo dove lui non sa nemmeno di essere, nelle profondità di una vocazione subito espropriata dalle dure leggi di una condizione sociale che da sempre è anche un’ideologia, un aspetto della dominazione.
Chi ha ucciso mio padre parla in prima persona e vuole raccontare la storia di tutti attraverso la storia di uno solo.