Protesta al consolato polacco pro aborto: “Anche in Piemonte siamo sotto attacco”

Torino Oggi 8 marzo 2021

Il presidio, organizzato da Se non ora quando, è uno dei tanti ora in corso in tutta Europa

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Lo scorso 27 gennaio, in Polonia, in seguito alla sentenza della Corte suprema, è entrata in vigore la  norma che vieta l’interruzione di gravidanza anche in caso di malformazione del feto, e che, in pratica, sancisce il divieto quasi totale di ricorrere all’aborto. Una scelta che, nelle ultime settimane, ha fatto scendere in piazza migliaia di persone nell’intero Paese.

In segno di solidarietà, a Torino, assieme ad altre città italiane ed europee, in occasione dell’8 marzo, una delegazione, capeggiata da Se non ora quando, ha manifestato  oggi pomeriggio sotto al consolato per ribadire il diritto all’aborto.

Il presidio in via Madama Cristina si svolge in contemporanea con lo Strajk Kobiet, lo sciopero delle donne in Polonia.

Anche in Italia i diritti delle donne sono a rischio – spiega Laura Onofri, presidente di Se non ora quando –. Pensiamo agli obiettori di coscienza e a tutti i disagi creati dalla pandemia, dove in tante si sono ritrovate ad abortire in condizioni poco sicure. Le linee guida dettate ad agosto dal ministro Speranza sarebbero molto importanti, ma alcune regioni le negano. E anche in Piemonte assistiamo al tentativo di contestarle“.

Lunedì in tutta Europa flash mob per il diritto all’aborto delle donne polacche

Domani – Editoriale Laura Onofri verso l’8 marzo

“Noi, donne d’Europa, non staremo zitte». Inizia così il Manifesto che lo European Parliamentary Forum for sexual and reproductive rights, che riunisce parlamentari di tutta Europa attivi sui diritti sessuali e riproduttivi, ha scritto per sostenere le proteste delle attiviste polacche che da questa estate continuano a manifestare per il diritto all’aborto.

In Polonia il 27 gennaio, in seguito alla pubblicazione in gazzetta ufficiale della sentenza della Corte costituzionale, è diventato effettivo il divieto di interruzione di gravidanza anche in caso di malformazione del feto; in pratica è ormai sancito il divieto quasi totale di ricorrere all’aborto. 

Oggi la situazione è particolarmente grave in quanto molte e molti attivisti sono stati denunciati per aver organizzato durante la pandemia le proteste che continuano ormai da mesi in quasi tutte le città polacche: la leader del movimento Strajk Kobiet (sciopero delle donne) Marta Lempart ad esempio rischia fino a otto anni di carcere.

APPUNTAMENTO IN TUTTA EUROPA

La All-Poland Women’s Strike l’8 marzo organizzerà una protesta intitolata “Giornata delle donne senza compromessi” dove le attiviste polacche raccoglieranno firme per il “Legal abortion without compromises bill”, una proposta di legge per il diritto all’aborto. Il movimento polacco chiede il sostegno di tutto il movimento delle donne europeo. Proprio per questo lo European Parliamentary Forum ha indetto un’azione coordinata proponendo di organizzare tanti flash-mob davanti alle ambasciate o consolati polacchi, da tenersi in ogni paese europeo lunedì 8 marzo dalle 16 alle 18. I presidi si svolgeranno in contemporanea con lo Strajk Kobiet, lo sciopero delle donne che avrà luogo alla stessa ora in Polonia.

In Italia Laura Boldrini e Lia Quartapelle che come parlamentari aderiscono a Epf, insieme a molte associazioni, organizzeranno un flash mob davanti all’ambasciata polacca a Roma e al consolato a Milano, Senonoraquando?Torino con organizzazioni e comitati per i diritti lo farà di fronte al  consolato a Torino.

Manifestare  questa solidarietà non è un’ azione solo simbolica, servirà a far capire al governo polacco che l’attenzione degli altri paesi europei è alta su questa vicenda, congiuntamente a iniziative di pressione che i nostri parlamentari dovrebbero intraprendere perché l’Unione europea tagli  le risorse finanziarie a stati come la Polonia che violano lo Stato di diritto e negano l’autodeterminazione rispetto ai diritti sessuali e riproduttivi, a quelli Lgbt e  rifiutano la protezione delle donne vittime di violenza (con la recessione dalla Convenzione di Istanbul).

L’arretramento dei diritti è la stretta conseguenza del controllo politico del governo polacco, dell’assoggettamento della Corte a tale controllo  e della drammatica crisi  dello stato di diritto di un paese sovranista e antidemocratico.

OSPITARE PER CONSENTIRE UN DIRITTO

Quello che chiede il Polish Women’s Strike è anche la disponibilità dei governi europei a ospitare le donne per poter accedere all’interruzione di gravidanza al di fuori del loro paese così come hanno già fatto alcuni governi del Nord Europa.

Nel Manifesto si evidenzia quanto i paesi estremisti e sovranisti, come la Polonia e l’Ungheria stiano diventando più forti ed erodano la democrazia per precipitare nell’autoritarismo, iniziando ad attaccare il diritto all’autodeterminazione degli individui, ma il pericolo c’è anche in altri stati dove partiti antidemocratici, reazionari e conservatori hanno iniziato campagne contro l’aborto, le unioni omosessuali, il diritto a cambiare sesso.

Quello che sta succedendo in Polonia è davvero grave e fa capire dove si può spingere un potere oscurantista per raggiungere i suoi obiettivi: costringere le donne a portare avanti gravidanze anche in presenza di gravissime malformazioni del feto che spesso possono sopravvivere solo qualche giorno o qualche mese e che sempre invece causano gravi sofferenze alle madri e alle famiglie. La risposta a questo dolore è la proposta dell’ala più destrorsa del governo di creare “stanze del pianto” affinché le donne piangano la loro perdita.

Il Manifesto termina con un’esortazione alle cittadine e ai cittadini europei: inquietante, ma che deve farci riflettere e agire.

«Noi europei siamo un’Unione di valori, non solo una comunità di interessi. Noi europee, sorelle delle  donne polacche, chiediamo pieni diritti delle donne – il diritto all’interruzione sicura della gravidanza – il diritto all’educazione sessuale – il diritto alla dignità – e il diritto di essere rispettate.

Oggi la Polonia è diventata un inferno per le donne, domani potrebbe essere il nostro paese se non ci ribelliamo».

8 Marzo non è proprio una festa, ma è un giorno di battaglia

Huffpost 8 marzo 2020 – Loredana Taddei

Meno parole, dalla politica aspettiamo fatti concreti

Nei giorni scorsi un deputato del Pd ha postato un’immagine dell’aula di Montecitorio sconsolatamente vuota mentre si discuteva una mozione su iniziative contro la violenza sulle donne e per la parità di genere. Questo nel Paese dove avviene un femminicidio ogni 72 ore e dove la parità di genere e retributiva si allontanano sempre di più (siamo retrocessi al 76esimo postosu 153 Paesi, nel Report gender gap 2020 del World Economic Forum). Nel paese delle disoccupate, secondo il Censis, ultimo in Europa per tasso di occupazione femminile, per lo più precaria e a bassa qualifica e dove solo il 28% delle posizioni dirigenziali nelle aziende private italiane è ricoperto da donne.

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#8Marzo: il «carico mentale» delle donne e quel welfare che si poggia sul lavoro di cura non retribuito – I dati

Open 8 marzo 2020 – Giada Ferraglioni

Foto in copertina di Vincenzo Monaco per Open

È il giorno dei diritti della donna, per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche e continuare a combattere contro discriminazioni e violenze. Ma qual è la situazione nel lavoro di cura?

«Take a load off, Fanny», cantavano i The Band nel 1968 nella famosissima «The Weight» (nell’album Music From Big Pink). «Liberati di un carico, Fannie». Oggi, nel giorno della ricorrenza dedicata alle rivendicazioni dei diritti delle donne, parlare del «carico mentale» che riguarda le donne di tutto il mondo è un tema più attuale che mai. Perché è questo il punto di partenza per poter pensare una società che dia a tutti e tutte gli stessi strumenti per vivere la propria vita.

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8 marzo ai tempi del coronavirus

Laura Onofri

Questo 8 marzo arriva in un momento inquietante: nel pieno di una crisi sanitaria emergenziale che il nostro Paese non ha mai vissuto, almeno in queste dimensioni.

Vietati, logicamente, cortei manifestazioni e iniziative che possano creare aggregazione che è proprio quella che caratterizza questa giornata da sempre.

Ritrovarsi fisicamente insieme come donne, oltre che per rivendicare i nostri diritti, ricordati solamente in questa giornata da tanti, e dalla politica in special modo, ma anche per riappropiarsi di quello spirito e di quella sorellanza, a volte anche questa un pò dimenticata, ma che dovrebbe essere l’asse portante del pensiero femminista, oggi non si può.

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