Muore suicida Bourdain, sui social insulti ad Asia Argento: anche questa è violenza!

Laura Onofri

Neanche la morte ferma i violenti.

Asia Argento  compagna dello chef suicida Anthony Bourdain,  è stata oggetto di attacchi sulla rete e sui social: neanche davanti al dolore per una morte così tragica  queste persone si fermano e  non dimostrano una pietas che dovrebbe almeno raccomandare il silenzio, il rispetto.

Perchè Asia Argento è costantemente, e non solo in questa occasione, offesa, vilipesa, fatta oggetto di insulti sessisti,  da soggetti che vomitano odio feroce, e che protetti dallo schermo e dell’anonimato dei social e senza alcun pudore si vantano anche di queste prodezze?

Sono molti i personaggi pubblici, politici, dello spettacolo, dello sport che oggi  spesso sono i destinatari preferiti su cui scaricare tutto l’odio, l’acredine, l’intolleranza per l’altro, per quello che la pensa diversamente, per l’avversario, e  su cui riversare frustrazioni  e invidie che sicuramente queste persone hanno nei confronti delle loro vittime.

Ma spesso quest’odio è concentrato e particolarmente indirizzato verso le donne che sono libere,  forti, non piegate, indipendenti e volitive e per questo invidiate  dalle altre non indulgenti con chi ce l’ha fatta ad imporsi,  e parallelamente  perseguitate dagli uomini che  le vedono destabilizzanti per l’ordine sociale maschilista. Leggi il resto »

Le scuse di Vladimir Luxuria ad Asia Argento: una vittoria per l’Italia

Lettera Donna ELLE  18 dicembre 2017  – Cristina Obber

L’attrice, finalmente, ha ottenuto le scuse che meritava. Una grande vittoria per la Argento, che non ha mai smesso di lottare, e per la parte migliore del Paese: ora, però, bisogna imparare ad ascoltare la voce di chi abbiamo di fronte e a rispettare l’autodeterminazione di tutti.

Nella puntata di Cartabianca del 12 dicembre Vladimir Luxuria aveva confermato all’Italia il suo maschilismo, perseverando nel tentativo di screditare Asia Argento e la sua attendibilità nel denunciare la violenza subita da Harvey Weinstein. Il web, e non solo, si è scatenato e l’ha letteralmente sommersa di critiche, proveniente anche dagli ambienti dell’attivismo Lgbt.

Il 17 dicembre però, cinque giorni dopo la triste performance, sono arrivate le scuse e l’autocritica: Luxuria dice di essersi ravveduta dopo aver parlato con una donna che le ha confessato una violenza subita 30 anni prima e di essersi «sentita di merda» di fronte alle sue lacrime. E di aver così compreso di aver sbagliato a giudicare Asia Argento e di essersi ora liberata dal demone della diffidenza. Purtroppo non le era bastato tutto quello che è stato scritto e detto in questi due mesi su Weinstein, né il susseguirsi di denunce che continuano ad incrementare la lunga lista delle sue vittime (l’ultima è quella di Salma Hayek). Ma, come si suol dire, meglio tardi che mai. La capacità di ravvedersi e chiedere scusa non è di tutti, e le va riconosciuta. Lo ha fatto anche senza mezzi termini: «Mi sono rivista nella puntata e mi sono fatta schifo da sola». Leggi il resto »

Esiste un solo “cattivo”. Molestatori e vittime non sono equiparabili

La Stampa 15 ottobre 2017     –   Opinioni  a cura di Maria Corbi

Gentile Maria, sono stato spinto a scriverle dal gran casino che è nato intorno alla vicenda del produttore Weinstein, «il porco», «il maschilista», «approfittatore», «sessuomane». E chi più ne ha più ne metta. E non me ne voglia se sono un po’ sarcastico. Sono un uomo. Come Weinstein. E come a lui mi piacciono le donne. E io non dispiaccio, diciamo così, a loro. Non nascondo ovviamente che in questo mio piacere sia compresa una parte che non attiene al mio fascino, alla mia anima, alla mia bellezza, ma al fatto che sono un uomo realizzato in grado di dare alla mia donna sicurezza e anche qualche appoggio. E non nascondo che alcune donne sono venute con me per questo, non perché innamorate o colpite dalla mia persona. Ma in questo caso, e lo chiedo a lei, sono solo io «il mostro» che approfitta di una donna più debole o invece lo sono anche loro che approfittano di un uomo più forte? Non pensa che in questo caso forza e debolezza si incrocino e sfumino una nell’altra? E che decidere di approfittare del proprio fascino per avere delle utilità, di qualsiasi tipo, sia ugualmente riprovevole? Asia Argento, facciamo un esempio, poteva dire «no grazie» e invece ha detto «sì» perché le faceva comodo. E cito lei perché è la figlia di un regista famoso, non certo Cenerentola al ballo. Questa di Weinstein mi pare una favola banale dove nessuna fanciulla «indifesa» perde la scarpetta per caso. Chi ha accettato questo patto sapeva quello che stava facendo. E denunciare adesso, quando hanno scalato la vetta grazie a quel «sì» detto a un uomo potente mi sembra francamente ipocrita. E troppo comodo. Non pensa?  

Gentile Alberto, no non la penso come lei. E questa vicenda di Weinstein rafforza la mia idea: le vittime in nessun caso devono e possono essere messe sullo stesso piano dei molestatori. E questo tentativo goffo di farlo adesso (purtroppo anche da parte di donne) utilizzando come grimaldello la vittima «imperfetta» Asia Argento mi disturba. Moltissimo. Certo lei è una «figlia di», agiata, in qualche modo protetta e avrebbe potuto dire un «no» forte e chiaro al porco che la circuiva.

 

Ma questo non giustifica certo Weinstein che forte del suo potere lo ha usato per ottenere favori sessuali da lei e da altre, moltissime, ragazze, con il sogno di diventare attrici. Sogno «custodito» nelle mani del rapace produttore. E, caro Alberto, quello che fa ancora più rabbia non è lo svelamento del segreto di pulcinella, la certezza che il «divano del produttore» esiste e lotta ancora insieme a noi, ma la reazione del popolo maschile. A iniziare dal silenzio dei maschi di Hollywood, tutti, dalle maestranze, agli attori, ai grandi boss degli studios. E quando hanno detto qualcosa lo hanno fatto perchè costretti. Per non parlare invece degli uomini che hanno preferito liquidare la storia con un «potevano dire di no». «Nessuno le ha costrette». Ma qui bisogna mettersi d’accordo su cosa sia la «costrizione». E certamente essere costrette a passare dalle mani di uomini orrendi per poter realizzare una propria aspirazione è una violenza. Tra l’altro una violenza che porta con sé la potenza di secoli di cultura maschile, maschilista e sessista. Una rete difficile da districare soprattutto senza la buona volontà di chi la ha tessuta, ossia gli uomini. E non mi pare che ci sia questa buona volontà visti i commenti (pochi, imbarazzati o imbarazzanti) e i silenzi dei portatori di testosterone. Ed è per questo che non è giusto accusare Asia & co di vittimismo, furbizia e altre malefatte. Sono comunque vittime di un uomo e di un sistema.

 

Poi certo ci sono donne che hanno un altro valore di sé e non lo scambiano con il palpeggiamento di un vecchio (o giovane) bavoso. E certamente se avessi una figlia vorrei che a Weinstein avesse aperto ben bene l’occhio per sputarci dentro. Ma questa è un’altra storia. Anzi la storia è unica: esiste un solo «cattivo», l’uomo (o la donna) che chiede in cambio favori sessuali.

L’amaca di Michele Serra a proposito della denuncia di Asia Argento

La Repubblica 15 ottobre 2017   –    Michele Serra

Le offese alle donne sono come quelle di chi grida “nigger” all’afroamericano per sventolargli in faccia la schiavitù dei suoi avi deportati

I dubbi sul “politicamente corretto”, su quanto di censorio, di asettico, di insincero si porta dietro, sono tanti. Ma passano in un baleno ogni volta che qualcuno usa le parole per umiliare e ferire, per sottomettere chi alla sottomissione ha osato ribellarsi.

Come chi grida “nigger” all’afroamericano per sventolargli in faccia la schiavitù dei suoi avi deportati. Quella parola non è solo uno sputo in faccia: è una rivendicazione di supremazia e di dominio. Uno spiccio “stai al tuo posto!”.

Quanto abbiamo letto e udito in questi giorni non solamente sui social, anche sui media tradizionali, a proposito delle attrici che hanno scelto di raccontare le pesanti molestie subite dal padrone della Miramax (non da un passante, dunque: ma da un maschio di potere dal quale dipendeva il loro futuro professionale), rassomiglia molto da vicino a quello “stai al tuo posto!”: basti per tutti il titolo “Prima la danno via, poi frignano e fingono di pentirsi” con il quale un giornale di destra ha accolto la denuncia di Asia Argento.

La volontà di offendere è generica; specifica è invece la volontà di sottomettere le donne, per l’eternità, a un punto di vista che potrebbe definirsi “maschile” se il politicamente corretto non ci soccorresse, impedendoci di estendere ai maschi in genere l’archetipo del vecchio sudicione.