Per la politica la parità di genere in Italia esiste solo per le madri lavoratrici

The Vision 3 giugno 2020 – Jennifer Guerra

La gestione della pandemia in Italia è stata un florilegio di esperti, tecnici, task force e commissioni, per un totale di 450 persone a cui è stato assegnato il compito di portarci fuori dal disastro del coronavirus. Uno dei problemi subito sorti, però, è che le composizioni delle task force non rispettavano le quote di genere di almeno il 30% di presenza femminile. Fortuna che però a riequilibrare le sorti delle italiane c’era la task force “al femminile” voluta dalla ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti, chiamata “Donne per un nuovo Rinascimento” e annunciata su Facebook con un video motivazionale sui toni del fucsia il 10 aprile scorso, nel centenario della nascita di Nilde Iotti. Dodici donne dai profili autorevoli per “costruire un nuovo percorso, un vero e proprio Rinascimento per il nostro Paese”. Il 25 maggio il dicastero ha presentato il documento prodotto dalla commissione, che è però decisamente deludente e più che tracciare un nuovo Rinascimento è un perfetto esempio di gattopardismo: tutto deve cambiare perché tutto resti come prima.

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Un Rinascimento che parla di lavoratori e non di lavoratrici

Corriere della sera La 27 ora Manuela Manera e Laura Onofri

Il 25 maggio sul sito del Dipartimento per le Pari opportunità e la Famiglia è stato reso pubblico il documento di analisi e di proposta prodotto dal gruppo di lavoro Donne per un nuovo Rinascimento. La task-force, che si è incontrata per la prima volta il 15 aprile, è stata costituita dalla ministra Bonetti, convinta che «ripartendo dalle donne, con le donne, possiamo insieme costruire un nuovo percorso, un vero e proprio Rinascimento per il nostro Paese».
Più che come osservatorio impegnato a garantire che le proposte delle altre task-force istituite per affrontare l’emergenza Covid19 nei vari settori abbiano un approccio gender-sensitive e gli interventi siano gender-oriented, l’équipe della ministra Bonetti, prendendo atto che l’impatto dell’epidemia ha esacerbato situazioni di diseguaglianza di genere, mira a «costruire un percorso inedito di crescita per il Paese»: il compito delle dodici professioniste designate è indicare strategicamente, attraverso “proposte fattive, fattibili”, come riparare a disparità di genere che, emerse più chiaramente in questi mesi, sono in realtà strutturali – e non emergenziali, come il richiamo a un lessico bellico (task-force) potrebbe lasciar intendere.

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Un nuovo Rinascimento o un’occasione sprecata?

Giulia giornaliste – 2 giugno 2020 DANIELA COLOMBO

Il documento del ministero Bonetti è una serie di brevissime raccomandazioni, non in grado di indicarci una strada verso la realizzazione dei diritti e di incidere nelle decisioni che verranno prese per rilanciare l’economia.

Le donne hanno ampiamente dimostrato con i fatti di essere state la colonna portante che ha tenuto in piedi le comunità e il proprio paese durante l’emergenza Covid19. In Italia e ovunque nel mondo. Tutti/e hanno dovuto prendere atto che gli Stati in cui la pandemia ha avuto effetti meno gravi sono stati quelli governati da donne. Un esempio per tutti il Kerala, in India, dove la ministra per la Salute KK Shailaja è stata soprannominata “the coronavirus slayer”, la sterminatrice del coronavirus. Perché le donne che raggiungono i livelli apicali il più delle volte governano con maggiore passione e buonsenso. Mentre in quelli con a capo miliardari arroganti, presuntuosi e narcisisti, mossi dal solo desiderio del potere o dalla volontà di difendere i propri interessi e aumentare le proprie ricchezze, il Covid-19 ha avuto effetti devastanti.

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