MAIPIUCOMPLICI……le nostre riflessioni

C’è voluta una settimana per smaltire la stanchezza di mesi di lavoro e l’eccitazione di due giorni, pieni, appassionanti e densi di significati, contenuti e stimoli!

Prima di tutto grazie alle donne del Comitato di Torino, per il lavoro che da quasi cinque mesi abbiamo portato avanti; ognuna di noi ha contribuito al successo di questa iniziativa con la sua disponibilità, le sue competenze, il suo tempo a disposizione molto spesso sottratto al lavoro, ai rapporti personali, al già poco tempo libero; e a Cristina Comencini per la grande generosità che ancora una volta ha dimostrato, riuscendo a finire questa sceneggiatura nei tempi che ci consentissero di mettere in scena questo suo lavoro, anteponendolo ad altri suoi impegni professionali. Grazie anche alle amiche romane che ci hanno dato una mano in questi mesi. Fra tutte: Lidia Ravera che ci ha regalato un monologo commovente, Fabrizia Giuliani che ha tenuto sempre il collegamento con Torino, Antonella Anselmo per l’ottima relazione svolta, Cinzia Guido per il raccordo con i comitati, Maddalena Fragnito per il bellissimo logo, e tutte quelle che sono state con noi in queste due giornate, fisicamente o con il cuore.
E’ stato stimolante realizzare insieme un progetto così importante con pochi mezzi a disposizione, ma con entusiasmo e passione, della cui rilevanza abbiamo avuto la consapevolezza, forse solo domenica sera. Abbiamo trovato nella nostra città una sensibilità incredibile di tante persone che non appena conoscevano il progetto si mettevano a disposizione per trovare risorse, per offrire competenze professionali. Le istituzioni, le molte associazioni intervenute, gli attori, la regista, la danzatrice e i tecnici che hanno lavorato senza alcun compenso, i tantissimi lettori e lettrici delle “Letture in piazza”, i relatori e i facilitatori, tutti  hanno creato una sinergia assolutamente non scontata e di cui li vogliamo ringraziare pubblicamente.
I numeri da soli non bastano a certificare un successo, ma possono rendere l’idea di quanto questa iniziativa abbia coinvolto la città e non solo, per oltre due settimane! E allora diamoli…

“Letture  in piazza” dal 4 al 12 in Piazza Castello: circa 30/80 persone ogni giorno

Serata del 13 ottobre: 840 persone allo spettacolo delle ore 21, 350 alla replica delle ore 23 che abbiamo dovuto velocemente organizzare per le tantissime richieste pervenute.

Giornata del 14 ottobre

247 iscrizioni pervenute e accettate alle ore 13 del 13 ottobre

13 iscrizioni registrate la mattina del 14 ottobre

 

229 le iscritte ai tavoli (qualcuna in più di certo arrivata il pomeriggio) suddivise in 15 tavoli dove si sono contate dalle 10/12 pax alle 18/20

15 le facilitatrici

 

Comitati e associazioni provenienti da Torino, Chivasso (To), Chieri (To), Torre Pellice (To), Cuneo, Savigliano (CN), Asti, Alessandria, Vercelli, Val di Susa, Valle d’Aosta, Cividale del Friuli, Lodi, Venezia, Trento, Verona, Genova , Sassari, Sapri


Il calore, l’atmosfera, la partecipazione, la condivisione, quelle non si possono quantificare, ma sono state per tutte l’appagante ricompensa per la fatica profusa, così come i tanti messaggi di ringraziamento e di complimenti arrivati.
C’è stato anche un momento di  tensione e di contestazione alla Ministra Fornero, intervenuta domenica, ma su quello non vogliamo ritornare: ci interessa parlare dei contenuti dell’iniziativa.

Vogliamo invece assicurare che pubblicheremo sul sito i materiali che ci perverranno dai relatori (qualcuno è già stato pubblicato) e il lavoro che, nelle prossime settimane, completeremo con i facilitatori dei tavoli di lavoro.

Un ultimo ringraziamento sentito a tutte le persone che  sono intervenute nella due giorni, mettendosi in coda pazientemente e comprendendo che qualche pecca nell’organizzazione è stata causata soprattutto dal nostro desiderio di accontentare il maggior numero possibile di richieste di partecipazione.

La grande soddisfazione per la riuscita dell’iniziativa è stata solo in parte venata dall’amarezza nel constatare che ancora i rapporti tra le donne siano, a volte, improntati alla scarsa schiettezza e non ad un franco e leale scambio di idee. Si possono muovere critiche, si possono avanzare dubbi sull’opportunità o meno di certe scelte, ma sicuramente quello che non deve venir meno è la correttezza e il rispetto per chi ha lavorato tanto per un’iniziativa che speriamo aggiunga un piccolo tassello sul tema della violenza.

 

“SE NON ORA QUANDO?” COMITATO DI TORINO

 

SNOQ Torino: il convegno dal titolo “Mai più complici” – 13 e 14 ottobre 2012 Le mie impressioni

Venerdì 19 ottobre 2012

Roberta Trucco

SNOQ Genova

 

Vogliamo condividere le impressioni relative all’iniziativa “Mai più complici”, che Roberta Trucco di SNOQ Genova ci ha inviato.

 

13 ottobre partenza per Torino, destinazione OGR (Officine Grandi Riparazioni) convegno SNOQ Torino, sulla violenza contro le donne dal titolo “Mai più complici”.

Parto con mio marito. Siamo convinti che il fenomeno della violenza contro le donne sia un fenomeno che riguarda uomini e donne all’interno di una relazione stretta. I numeri parlano chiaro spesso la violenza è agita all’interno della sfera privata, nella relazione tra due fidanzati o nel nucleo familiare.

Siamo interessati ad ascoltare gli interventi in qualità di coppia e in qualità di padre e madre di 4 figli, un maschio e tre femmine.

Il convegno si apre con uno spettacolo teatrale che vede la prima nazionale dell’atto unico di Cristina Comencini “L’amavo più della sua vita”, un intervento della scrittrice Silvia Avallone, videointerviste di Stefanella Campana ed Elisabetta Gatto e l’intermezzo danzante di Simona Bertozzi.

La cornice nella quale si svolge lo spettacolo sono le OGR, grandi capannoni dove un tempo venivano costruiti i vagoni dei treni e che oggi Torino torna a far rivivere come scenario per promuovere cultura, arte, pensiero. È un edificio che trasuda storia, la nostra storia, lavoro, sudore. La sua essenzialità sembra abbinarsi perfettamente con la forza catartica che il teatro porta con sé. Eravamo ignari che l’invito aperto a tutte/i  avrebbe attirato così tanta gente e ci siamo ritrovati in coda insieme a 800/1000 persone. L’organizzazione ha così dovuto prevedere una seconda replica alle 23.

L’atto unico della Comencini davvero toccante! Due giovani , il migliore amico dell’assassino e la migliore amica dell’uccisa, cercano di parlarsi  per capire e per capirsi. Restituiscono alla parola, con i loro interrogativi, il suo senso profondo, lo fanno attraverso i loro i corpi che si incontrano e un po’ si scontrano. Il testo è aperto e lascia aperta la complessità dell’essere uomini e donne, non giudica, perché non analizza in modo pedante le differenze biologiche e culturali dell’essere ragazza o ragazzo, fidanzato o fidanzata, madre o padre ma restituisce alla parola la possibilità di liberare desideri, di esprimere sentimenti e pensieri che se non tradotti in azioni non sono né buoni né cattivi ma possono sondare il mistero dell’essere.

Seguono le videointerviste su cosa sia per i giovani la violenza. Una straordinaria testimonianza di quanto questa giovane generazione stia lavorando e crescendo. Non mi dilungo sulla bella lettera di presentazione del CP che coglie intelligentemente negli intrecci tra mala politica, informazione fuorviante e cultura maschilista il nodo del degrado di questo paese. Ogni piccolo intervento, dalla danza alla lettura del pezzo della scrittrice, è stato prezioso.

14 ottobre: mattino presto, giornata grigia. I capannoni sempre affascinanti ma freddi. Le organizzatrici ci accolgono con copertine di pile per riscaldarsi (segno di grande cura anche dei corpi – particolare non irrilevante).

Il convegno si apre con il saluto del Sindaco di Torino che nel suo intervento riconosce la grande portata politica del movimento di “Se non ora quando” e la capacità di promuovere, con la sue campagne, grande partecipazione democratica. Il saluto è stato un commiato perché finito se ne va, doveri istituzionali! Segue l’intervento della Ministra Fornero, Ministra del Lavoro con delega Pari Opportunità, subito contestata da un gruppo di 5/6 donne appartenenti alla rete Altereva e alla Fiom. La contestazione attira subito i giornalisti anche se nasce su un terreno che non ha niente a che vedere con il tema del convegno, l’articolo 18, danneggiando così chi ha fatto km per venire a sentire gli interventi e chi ha lavorato alla costruzione dell’evento. La Ministra mantiene la calma e invita le contestatrici sul palco a esprimere le loro idee, quando però si accorge che le loro istanze non riguardano il tema della violenza contro le donne le invita ad attendere la fine del suo intervento e promette loro alcuni minuti di confronto. Personalmente ho trovato deprecabile il modo con il quale queste donne si sono inserite “parassitando” (come dice una mia amica) il duro lavoro di altre/i.

Dell’intervento della Ministra non ricordo molto, forse a causa della contestazione o forse perché non era particolarmente brillante. La sostanza però è, che finito, se ne è andata, come Fassino, senza comunicare se lasciava qualcuno in sua rappresentanza per raccogliere relazione sugli esiti del convegno. Peccato.

È seguita la lettura del bel monologo “A te non è mai piaciuto” della scrittrice Lidia Ravera. (Si può leggere sul sito www.archivio.senonoraquando-torino.it/2012/10/18/a-te-non-e-mai-piaciuto-lidia-ravera/). Una madre parla alla figlia in coma a causa delle botte del suo fidanzato. È un monologo che alterna alla tenerezza la rabbia, una rabbia misurata, la rabbia di chi non poteva aprire gli occhi alla figlia perché si sa mai criticare le scelte d’amore dei figli. Molto interessante e profondo.

Poi è salita sul palco, al posto della segretaria  generale della camera del lavoro di Torino, una donna di cui non ricordo il nome e, scusatemi, di cui non ricordo neanche la qualifica, che  ha parlato del fatto che nella formazione medica non esiste una formazione di genere, questo sì che mi è rimasto impresso! La maggior parte delle terapie e dei farmaci ad esempio sono costruite sul modello del corpo maschile. Gli uomini e le donne in medicina sono considerati ginecologicamente differenti ma non biologicamente!!

Quindi ha preso la parola Cristina Obber, giornalista che da anni studia il fenomeno della violenza nel linguaggio di tutti i giorni. Imparare a riconoscerla è anche imparare a chiamare le cose con il loro nome. Chi la compie e chi la subisce spesso è inconsapevole di quello che sta succedendo. (Il suo intervento lo trovate già sul sito di SNOQ Torino.)

L’economista Maria Laura Di Tommaso, Professoressa associata Università di Torino, ha dato una lettura di alcuni numeri ricavati da una ricerca dell’Istat del 2006. Impressionante, una donna su tre ha subito violenza, non ci sono classi sociali nelle quali il fenomeno è più frequente, dove però la donna ha un reddito più elevato il rischio di subire violenza è minore. E questo sì che mi ha allarmato. Le nostre giovani che saranno precarie a vita se non cambia il modo di rapportarci con il lavoro e con il denaro sono sempre più a rischio.

E così con questi pensieri in testa ci siamo presi la doverosa pausa caffè.

Il convegno è ripreso con l’intervento di tre giovani giuriste, Giulia Locati, Francesca Guarnieri e Alice Ravinale, che ci hanno illustrato alcuni limiti delle legislazioni regionali sul tema della violenza contro le donne. Il grande problema è che i fondi vengono erogati con scadenza annuale, il che vuole dire che alla fine dell’anno non si riesce mai a capire se i centri anti violenza avranno ancora fondi per sopravvivere, e peggio ancora in queste condizioni non è possibile costruire un progetto a lungo termine che preveda anche la prevenzione e  lo studio di forme di educazione al rispetto di genere nelle scuole, nelle università, nell’informazione e nella pubblicità.

Antonella Anselmo, Avvocata del Foro di Roma e membro del Comitato Promotore ha poi parlato degli strumenti legali europei per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Anche lei ha parlato della mancanza di formazione di genere nel mondo dell’avvocatura. Il resto era un po’ complicato, o forse io ero stanca, per chi interessato legga gli atti del convegno.

Poi c’è stata una toccante e forse anche un po’ rabbiosa testimonianza di una donna che lavora nei centri anti violenza, una donna che sulle barricate ci sta da molto tempo e che ogni anno lotta per la sopravvivenza del centro.

La mattinata si è chiusa con Marina Calloni, Professoressa Ordinaria di Filosofia politica e sociale, Università degli Studi Milano Bicocca. La professoressa ha illustrato il progetto proposto e attuato della Baronessa Scotland a Londra. È un progetto molto interessante, un progetto olistico che prevede interconnessioni e trasversalità su diversi ambiti. Sarebbe da studiare a fondo! Presto verrà presentato anche in Italia.

Il convegno poi è proseguito nel pomeriggio con i tavoli di lavoro, ma noi già sfrecciavamo a casa per  ricompattare la famiglia.

Un grazie di cuore alle organizzatrici, il convegno è stato di altissimo livello.

Le mie impressioni sono appesantite dall’ennesimo assassinio di una ragazza di 17 anni a Palermo, oggi 19-10-2012.

Spero che il lavoro importante che tante donne continuano a fare non si arresti e spezzi questa catena di violenza.

Donne uccise un dramma della modernità

di Mariella Gramaglia

da La Stampa 20 ottobre 2012

 

Carmela Petrucci, liceale, diciassette anni, palermitana, si frappone fra la sorella e il suo omicida di 22 anni. Cerca di salvarla dal furore dell’ex fidanzato respinto. Le hanno trovate una accanto all’altra, le ragazze, riverse nell’androne di casa al ritorno da scuola.

È la centounesima vittima di femminicidio nell’Italia del 2012. Femminicidio, parola una volta lontana, usata per le feroci esecuzioni di donne da parte dei trafficanti di droga messicani di Ciudad Juarez, è oggi entrata nel nostro lessico di europei sempre più incerti di noi stessi e della forza dei nostri valori.

Non è accaduto per bizzarria ed esotismo, ma per dolore, per sdegno, per sottolineare che viene un momento in cui ciò che non si voleva guardare diventa un’ossessione della coscienza, che ciò che ad alcuni pareva sopportabile – uno dei tanti dolorosi dettagli della cronaca – prende il corpo di un’emergenza democratica, di una ferita al patto sociale che ci unisce.

Infatti, molto spesso, non è di arretratezza che si tratta. La storia delle due sorelle palermitane somiglia da vicino, non solo geograficamente, a quella della catanese Stefania Noce morta il 27 dicembre 2011.

Ventiquattro anni, brillante studentessa di Psicologia, femminista militante, battagliera nel movimento degli studenti. Il ragazzo che la uccise, dopo un amore finito, non seppe dire altro che una frase pesante come un macigno: «L’amavo più della sua vita». È la contiguità, l’ossessione del possesso, la perversione blasfema dell’amore a fare di un uomo un assassino. Raramente si uccide una sconosciuta. Su una donna un uomo, un particolare uomo, proietta ciò che ha deciso di non essere: è da lei che pretende e si aspetta l’assoluta dedizione. Che può andare oltre la vita dell’altra, come racconta il dialogo teatrale di Cristina Comencini, che prende le mosse proprio dal grande vuoto che buca l’anima di molti ragazzi e che a Torino di recente, alle Officine Grandi Riparazioni, ha commosso tanti spettatori .  

I dati, le statistiche sono arnesi difficili da maneggiare. Tuttavia non credo ci sia un caso italiano, una ferita che riguarda solo noi, o principalmente noi. E’ un dramma della modernità, però, non dell’arretratezza, o meglio non solo dell’arretratezza. Su questo non possiamo darci consolazioni facili. Una zona buia dell’anima convive con l’epoca delle Cancelliere e delle Segretarie di Stato donna: sembra ignorarle e affondare nella preistoria. Nel 2009 in Finlandia, Danimarca e Norvegia ci sono state in media sette donne uccise ogni milione di cittadine. Un po’ di più che in Italia: da noi 6,57. Forse alcolismo e solitudine sono più potenti dell’emancipazione.

Negli anni fulgenti del primo Zapatero in Spagna (2004-2005) ci fu, invece, un calo significativo della violenza contro le donne: lui ci aveva creduto, aveva speso denari ed energie per la prevenzione, l’educazione, la promozione brillante di quel tipo di autorevolezza femminile che crede nel sostegno alle altre e che sola può far da argine al peggio.

Dunque la politica non è impotente. Se vuole. Le volontarie del «Telefono rosa», esaminando un campione di mille e cinquecento telefonate, hanno scoperto che il novanta per cento delle donne che le chiamano perché già colpite, picchiate, a rischio di vita, non denunciano il loro persecutore. I tempi del procedimento sono troppo lunghi, durano in media cinque anni, e nel frattempo la protezione per loro e per i loro bambini non è tale da rassicurarle. Qualcosa potrebbe essere cambiato. I centri di sostegno contro la violenza potrebbero essere rafforzati e infittiti.

È quello su cui preme anche la comunità internazionale, con la Convenzione di Istanbul che impone agli Stati più protezione per le vittime, sanzioni penali per i matrimoni forzati, robuste strategie di prevenzione.

La nostra ministra delle Pari opportunità Elsa Fornero l’ha firmata il 27 settembre scorso. Peccato che nella seduta del 20 settembre, in cui il Senato avrebbe dovuto dare solennità al suo mandato, la discussione fu sospesa alla maniera di una riunione di condominio: il vicepresidente Domenico Nania era sparito, Rosi Mauro non poteva perdere un aereo e il presidente Schifani tardava a farsi vivo in aula. Non era mai accaduto nella storia della Repubblica.

Brutto segno di un brutto Parlamento. Fornero è decisa a tornare alla carica il venticinque novembre prossimo, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Intende chiedere la ratifica della Convenzione e presentare il suo programma in materia di violenza sulle donne. Non disperiamo. La politica qualche volta può anche essere una cosa seria.

Quote rosa nei Cda pubblici, sì del Cdm Fornero: “La politica faccia altrettanto”

Le nuove regole consentono alle singole società a controllo pubblico di modificare i propri statuti per assicurare l’equilibrio tra i generi. Fornero: “Passaggio significativo, ancorché obbligato, per consentire l’effettiva partecipazione delle donne a momenti decisionali”

03 Agosto 2012

La Repubblica

Roma

Approvato dal Consiglio dei ministri il regolamento che disciplina l’introduzione delle “quote rosa” negli organi di amministrazione e di controllo delle società pubbliche costituite in Italia”. Le nuove regole consentono alle singole società a controllo pubblico di modificare i propri statuti per assicurare l’equilibrio tra i generi. L’equilibrio si considera raggiunto quando il genere meno rappresentato all’interno dell’organo amministrativo o di controllo ottiene almeno un terzo dei componenti eletti. Ora lo schema di regolamento, spiega una nota di palazzo Chigi, verrà sottoposto al parere del Consiglio di Stato prima dell’approvazione definitiva da parte del Consiglio.

Fornero. “La previsione di quote – spiega il ministro Elsa Fornero – è un passaggio significativo, ancorché obbligato, per consentire l’effettiva partecipazione delle donne a momenti decisionali di così rilevanti attori economici, rimuovendo pregiudizi e conservatorismi anacronistici”. “Auspico che una decisione come quella di oggi – ha concluso il ministro – possa essere anche di esempio per la politica e non si debba, con rammarico, registrare l’assenza di candidature femminili come pare essere il caso delle prossime elezioni in Sicilia”.

Pochi giorni fa il ministro ha fatto un preciso riferimento alla questione della parità uomo-donna 1. Parlando delle critiche ricevute

 

per il suo lavoro ha dichiarato: “Mi chiedo se tutte queste critiche non derivino anche dal fatto di essere un ministro donna”.

I dati. In base ai dati Eurostat del 2012, in Italia l’occupazione delle donne tra i 25 e i 54 anni è pari al 63,9%, circa 12 punti percentuali in meno rispetto alla media dell’Ue a 27. Anche i dati diffusi da Istat e Censis sulla presenza di donne nei consigli di amministrazione – riporta la Presidenza del Consiglio – fotografano una realtà preoccupante: nel 2011 appena il 7% del totale dei componenti dei Consiglio d’amministrazione delle società quotate contava una presenza femminile.

Nel provvedimento è stabilito un obbligo per le società di comunicare alla Presidenza del Consiglio-Ministro delegato per le pari opportunità, la composizione degli organi sociali e le eventuali variazioni in corso di mandato. Inoltre, per garantire un controllo “diffuso”, a chiunque vi abbia interesse è data la possibilità di segnalare situazioni non conformi alle nuove norme. Qualora, a seguito di diffida formale, la società non ripristini tempestivamente l’equità tra i generi, la sanzione è la decadenza della carica.

Link articolo: www.repubblica.it/politica/2012/08/03/news/quote_rosa-40305749/?ref=HRER2-1

Media e violenza sulle donne, Fornero: «inflessibili sull’uso di immagini offensive»

25 Luglio 2012 ore 16:50

IlSole24Ore

Per Elsa Fornero, ministro del welfare ed una delle tre componenti femminili del governo, «su temi come quello della violenza sulle donne non credo all’azione dirompente, servono passi costanti e continui», anche sul fronte culturale. Per esempio, «occorre lavorare sull’utilizzo dell’immagine femminile nella pubblicità», tema delicato ma su cui non si può far finta di nulla: «bisogna essere inflessibili rispetto a certe immagini offensive».

Tavolo tecnico e risoluzione Ue
Alla commissione Affari sociali della Camera, che l’ha sentita oggi per fare il punto sulle politiche ministeriali sul contrasto delle violenze femminili, il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (con delega alle Pari opportunità), ha ricordato come oggi «la comunicazione commerciale usa spesso corpo della donna trattandola come mero oggetto del desiderio maschile», citando una risoluzione del Parlamento europeo del 2008 che sollecita i paesi europei «a intensificare gli sforzi per il rispetto della dignità umana nella pubblicità». Da parte sua, il ministero «sta progettando un tavolo tecnico per elaborare un codice di autoregolamentazione per il rispetto dell’immagine femminile nei media».

Aiuti ai Centri antiviolenza
Nel suo intervento, il ministro ha fatto anche un bilancio aggiornato delle azioni messe in campo dal dicastero per le Pari opportunità nel contrasto alla violenza sulle donne, dal primo Piano nazionale al sostegno ai centri antiviolenza e alle case rifugio per le vittime. In particolare, Fornero ha citato i tre avvisi pubblici: per costruire e potenziare le reti antiviolenza locali (3 milioni di euro); un secondo (10 milioni di euro) per finanziare direttamente ai centri antiviolenza e il numero verde 1522, che finora ha dato assistenza a 80mila vittime, il 10% delle quali straniere; il terzo bando da 1,7 milioni di euro per la formazione degli operatori dei centri, delle forze dell’ordine e degli avvocati. Prossima poi l’istituzione di corsi di formazione per medici, infermieri, operatori socio-sanitari, volontari e l’istituzione di un registro nazionale delle associazioni che assistono le vittime.

Fornero: «cambiare il nostro modo di pensare»
Sulle politiche antiviolenza, ha aggiunto Fornero, «si tratta di non perdere di vista l’obiettivo, che è quello di affermare i diritti delle persone, uomini o donne che siano». Occorre, ha concluso, «che l’attenzione non venga meno, che non ci sia tolleranza né ammiccamento, che cambi il nostro modo di pensare».

Link articolo: www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-07-25/media-violenza-donne-fornero-163043.shtml?uuid=AbNCxcDG