Battaglia sul salario, tra uomini e donne la corsa non è alla pari

La Repubblica 20 gennaio 2020 – Luisa Grion

Analisi Eurostat che tiene conto del numero di ore lavorate sulla retribuzione mensile lorda (Gender gap adjusted), in Italia la differenza in busta paga fra uomo e donna è del 23,7% contro una media europea del 29,6%. Ma Francesca Bettio – professoressa di Economia e Politica del lavoro dell’Università di Siena – fra le fondatrici di ‘In Genere’, sottolinea: “Il fatto che in Italia il tasso di occupazione femminile sia più basso rispetto alla media europea fa sì che nel loro complesso le donne italiane godano di una minore autonomia finanziaria”

Le donne guadagnano meno degli uomini. Decisamente meno: la legge è uguale per tutti, i contratti pure, ma nel corso della loro vita lavorativa le carriere, le interruzioni, le scelte fatte o subite fanno sì che questa parità sia solo apparente. Un rapporto diseguale con il reddito e con l’indipendenza economica accompagna le donne dall’infanzia alla pensione, da quando percepiscono la paghetta – nemmeno quella ahimè uguale ai ragazzi – a quando smettono di lavorare. Se lavorano. Si chiama gender pay gap: è la differenza che corre, a parità di mansione, fra lo stipendio di un uomo e quello di una donna. Riguarda non solo l’Italia, ma tutti i paesi del mondo e si misura sostanzialmente in tre modi. Da qualsiasi punto si parta, il risultato finale non cambia: la busta paga delle donne è sempre la più leggera.

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La rivoluzione americana

La Repubblica – 8 luglio 2019 Emanuela Audisio

Il Mondiale femminile

Megan First. E poi anche l’America. Ma quella delle ladies , di Rapinoe, del suo ciuffo rosa-viola, che ha ereditato da Billie Jean King la guerra dei sessi, non quella di Donald. Trump non manda nessun rappresentante, a fianco di Macron, giusto uno striminzito ambasciatore, per punire questa nazionale di calcio così femminista, antigovernativa e ribelle. Non venite alla Casa Bianca? E io vi boicotto.

Ma è il pubblico americano dello stadio a solidarizzare con questo gruppo di donne vincenti (2-0), che usa il calcio per fare gol alla discriminazione, e a intonare un coro non sportivo, ma da suffragette: sale l’urlo «Equal pay». Per la prima volta in una finale mondiale non si celebra l’eroe dello sport, ma dell’impegno. Certo, giocare bene è importante, e infatti Megan Rapinoe in carriera di gol ne ha segnati 50 e viene anche premiata come miglior giocatrice del torneo, della partita, e miglior realizzatrice, ma anche pensare bene è utile nella vita.

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L’economia mondiale perde 140 trilioni di euro perché le donne non partecipano al mercato del lavoro

La 27 ora – Corriere della sera 27 giugno 2019

Perfino nella civile e ricca Islanda, che nel 2018 il World Economic Forum ha classificato al primo posto nel suo Indice internazionale dell’uguaglianza di genere, c’è ancora un 15% di differenza media fra i salari dei maschi e quelli delle donne. A parità di mansioni, e a vantaggio degli uomini, naturalmente (a sorpresa, invece, Paesi africani come il Ruanda o la Namibia si classificano rispettivamente al sesto e al decimo posto). Nel resto del globo, nonostante i progressi fatti in tante aree negli ultimi decenni, la disuaglianza è quasi sempre pesante, marcata, a volte scandalosa: «in tutto il mondo –sottolinea il Fondo monetario internazionale- donne e uomini non hanno le stesse opportunità di partecipare all’attività economica, e le donne non ricevono gli stessi riconoscimenti, salari, o benefici rispetto agli uomini…al tasso corrente di progresso ci vorranno 217 anni per chiudere il divario globale di genere per le uguali opportunità e la partecipazione della forza lavoro femminile»

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Chiara Saraceno: «Non si fa spazio alle donne, crescono le diseguaglianze tra di noi»

Il Manifesto 21 gennaio 2018    – Rachele Gonnelli

Intervista. Parla la sociologa, autrice tra l’altro de “L’equivoco della famiglia”: “Il rischio è di riprodurre le stesse dinamiche che si vedono tra uomini e donne”

Il divario salariale di genere è una articolazione del più generale indice chiamato global gender gap, monitorato anche dall’Onu che nei goals, gli obiettivi mondiali per il 2030 vorrebbe portarlo a zero, realizzando la parità tra i sessi quanto a condizioni materiali e quindi di accesso ad attività e servizi. E proprio l’anno appena trascorso, il 2017, nell’ultimo rapporto del World economic Forum, ha segnato a livello globale un’inversione di marcia dopo un decennio di lievi miglioramenti.

Le donne, professoressa Saraceno, stanno arretrando dalle più recenti conquiste, incluso la parità di salario a parità di lavoro? Leggi il resto »

Gender pay gap: Il più grande furto della storia

Corriere della sera – La27ora   20 gennaio 2018      – Elena Tebano

«Il più grande furto della storia». Così Anuradha Seth, consigliera per il programma di sviluppo delle Nazioni Unite, ha definito la differenza tra il salario medio degli uomini e quello delle donne. A livello globale, secondo i dati dell’Onu, il «gender pay gap» è del 23%: per ogni dollaro guadagnato dagli uomini, le donne prendono solo 77 centesimi. Un divario che, se non verranno adottate contro-misure adeguate, ci vorranno 70 anni per colmare.

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