“È davvero bellissimo, è bellissimo vedere un’Aula così, per me è una grandissima emozione. È bello che siamo tantissime oggi qui in quest’Aula.
Vorrei partire proprio da qui, da questo numero, perché siamo qui ma altre sono anche in altre sale di Montecitorio. Vorrei partire proprio da questa presenza numerosa. Io vi ringrazio sentitamente, ringrazio tutte, tutte voi che siete qui.
Ringrazio anche la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, per essere qui. Grazie, Maria Elena.
Fin dai primi incontri che abbiamo fatto per la preparazione di questo evento, che come sapete bene è in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, abbiamo capito che ci sarebbe stato il problema di accogliere tutte le richieste che stavano giungendo, tantissime richieste da tutta Italia. E’ veramente una cosa inaspettata. E per questo io ringrazio, perché è il lavoro di tutti e di tutte.
Ringrazio i centri antiviolenza, ringrazio i sindacati, ringrazio tutte le associazioni, nessuna esclusa, che hanno creduto nell’importanza di questa iniziativa e hanno collaborato con noi. Tutte volevano essere in Aula, ma se non c’è spazio per tutte come si fa? Bisogna collaborare. E dunque ringrazio le donne che hanno deciso di dare spazio ad altre donne perché questa è la chiave: sapere fare un passo indietro per altre donne. Ed è quello che oggi noi abbiamo fatto. Care amiche, noi abbiamo superato le 1400 adesioni! Non era mai accaduto che la Camera ospitasse un evento di tale portata, mai nella storia della Repubblica!
Certo, i detrattori ci sono sempre, dicono “E’ un’iniziativa simbolica”. Certo, è vero, è un’iniziativa simbolica: ma è l’iniziativa con il più forte significato simbolico che si potesse organizzare per un avvenimento come questo. Non ce n’è un’altra, è la più forte e l’abbiamo voluta.
Una presenza così imponente, qui a Montecitorio, ha un senso che non può sfuggire a nessuno: le donne italiane hanno bisogno di attenzione. Le donne italiane hanno bisogno di ascolto. Per raccontare la violenza subita, certo, ma anche per raccontare le storie di riscatto. Per mostrare la loro forza, perché ci vuole coraggio e voi il coraggio ce l’avete e siete qui oggi per dirlo al Paese! E allora mettiamo a fuoco di che cosa stiamo parlando – magari chi ci segue da casa non lo sa pienamente, mettiamolo a fuoco: la metà delle donne che vengono uccise sul pianeta sono uccise per femminicidio. Sono uccise, cioè, in quanto donne e per mano di chi dovrebbe amarle. La metà delle donne. Ma voi vi rendete conto di che cosa stiamo parlando? Che cosa succede in Italia? In Italia ne viene uccisa una ogni due giorni e mezzo. Lo dice l’Istat. Ed è un dato spaventoso, assolutamente spaventoso. Ogni due giorni e mezzo una nostra concittadina viene uccisa per mano di chi dovrebbe amarla. Ma sbaglia chi pensa che la violenza sia una questione che riguarda esclusivamente le donne. No, no, no, riguarda il Paese e sfregia tutta la nostra comunità. Questo fa la violenza: non è una questione di donne, è una questione che riguarda tutto il Paese.
Quindi, se su questo tema vogliamo fare sul serio, non può esserci solo la risposta delle vittime o delle altre donne, come in gran parte invece avviene ora: sono quasi sempre le donne a mobilitarsi, a reagire, a ribellarsi. Sempre e solo loro.
Del resto, purtroppo, anche quando si parla della necessità di rilanciare l’occupazione femminile, di cui l’Italia è fanalino di coda in Europa, ebbene, si sente ripetere che è «roba da donne». E anche quando si affronta un problema legato alle storture del nostro welfare si sente commentare che «è roba da donne…».
No, non è solo «roba da donne». È roba di tutti, che riguarda il presente e il futuro del nostro Paese.
È come se, di fronte a un atto di antisemitismo, fossero solo le comunità ebraiche a sentirsi chiamate in causa e a condannarlo, anziché l’intera società.
O come se, di fronte a un atto di razzismo, reagissero soltanto quelli che ne vengono colpiti direttamente e non tutti gli altri. Ma vi rendete conto dell’incongruenza di tutto questo?
Perché gli uomini che invece vogliono bene alle donne – e ce ne sono tanti – e le rispettano rimangono a guardare? Perché?
Non vi sembra anche questa un’incoerenza, che la gran parte degli uomini non si senta coinvolta in questa battaglia, gli uomini che rifiutano la violenza? Non dovrebbero essere con noi?
Spiace dirlo, specialmente in questa Aula, ma a questo silenzio, a questa incoerenza, non sfugge nemmeno il mondo politico e istituzionale, con qualche positiva eccezione.
Colgo l’occasione per dire un «grazie» sincero al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha definito la violenza contro le donne con parole fermissime: «una ferita a tutta la società». E il Presidente ci farà l’onore, nel pomeriggio, di ricevere una nostra delegazione al Quirinale. Grazie, Presidente Mattarella, per stare accanto a noi. Leggi il resto »