A che punto è la lotta ai femminicidi in Italia

Internazionale 16 luglio Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale

In tutto il mondo una delle prime cause di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio compiuto spesso da persone conosciute, in particolare mariti, compagni, partner o ex partner. E l’Italia non fa eccezione: l’omicidio è la più grave di una serie di violenze che molte donne subiscono durante la loro esistenza. Secondo l’Istat, nel paese una donna su tre ha subìto qualche forma di violenza nel corso della sua vita, specialmente in famiglia. Questo vuol dire che in Italia poco meno di sette milioni di donne tra i sedici e i settant’anni hanno subìto violenza fisica (20,2 per cento) o sessuale (21 per cento); dalle forme meno gravi come lo strattonamento o la molestia a quelle più gravi come il tentativo di strangolamento o lo stupro (5,4 per cento).

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Eccezionale mobilitazione contro la sentenza di stupro di Pamplona. E in Italia?

Laura Onofri

In Spagna, a Pamplona e in tante altre città, una moltitudine di  persone è scesa in  strada per protestare contro una sentenza ingiusta, che  ha condannato un branco di  uomini per “abuso”, e non per “violenza”, per lo stupro di una diciottenne comminando  loro solo 9 anni di reclusione.

La ragazza era stata aggredita nel 2016 da cinque uomini. Per il tribunale di Navarra non si configura il reato di stupro ma bensì quello di abuso sessuale continuato, reato molto meno grave. Leggi il resto »

Meno donne nelle imprese, sviluppo economico più lento. Ecco perché abbattere il gender gap

L’ Huffington Post  8 dicembre 2016   –   Giornalista, scrittore e vicepresidente di Assolombarda

“A parità di merito assumiamo le donne”. Il buon esempio viene da Pisa, con un annuncio di Vincenzo Barone, direttore della Scuola Normale, una delle eccellenze universitarie italiane ed europee.

Ed è il segnale forte d’una tendenza a intervenire sul “gender gap” (il divario di carriere, ruoli, redditi e prospettive tra uomini e donne) che può contagiare non solo il resto dell’università, ma anche gli ambienti dell’economia, delle imprese, della finanza. Un acceleratore di trasformazioni positive.

“L’università è ancora un sistema maschile. L’assumere preferenzialmente donne, appunto a parità di merito, può essere una buona idea”, commenta Cristina Messa, rettore dell’Università Bicocca di Milano, una delle cinque rettori donna tra i 79 “magnifici” ai vertici degli atenei italiani. Leggi il resto »

Appello dei giuristi a tutela dei bambini: sì alla stepchild adoption, il Parlamento non si volti dall’altra parte

Articolo 29 – 12 gennaio 2016

Il documento promosso da ARTICOLO29 su iniziativa di Marco Gattuso, Pina Palmeri e Barbara Pezzini, è stato firmato già da più di 360 tra docenti, magistrati e avvocati. Tra le adesioni alcuni dei più autorevoli giuristi italiani, fra cui il preside della Facoltà di Giurisprudenza di Milano Nerina Boschiero, giuristi del calibro di Paolo Ridola, Paolo Zatti, Salvatore Patti, Roberto Romboli, Giuditta Brunelli, Emilio Dolcini, Gilda Ferrando, Giulia Rossolillo, Vladimiro Zagrebelsky (già giudice della Corte europea dei diritti umani), Andrea Pugiotto, Marilisa D’Amico, Stefania Bariatti, Alfredo Galasso, Maria Carmela Venuti, Gaetano Azzariti, Paolo Cendon, il filosofo del diritto Luigi Ferrajoli e tantissimi altri ed altre ancora.
Fra i firmatari anche Magistratura Democratica e magistrati noti come l’ex procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, Gabriella Luccioli, ex presidente della sezione di Cassazione competente per la famiglia, i minori e le adozioni, l’ex presidente del Tribunale per i minorenni di Roma Carmela Cavallo, l’attuale presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna Giuseppe Spadaro, Elena Paciotti, presidente della Fondazione Basso, Livio Pepino, oggi direttore delle Edizioni Gruppo Abele, oltre a vari presidenti di tribunale, di sezioni famiglia di tribunale e Corte d’Appello, giudici di Cassazione e giudici di merito, molti assai conosciuti per le specifiche competenze in materia di minori e famiglia. Numerosi gli avvocati, fra cui la stessa Camera Minorile di Milano, che continuano ad aderire in queste ore mentre l’appello sta ancora girando nelle liste delle associazioni.

Si può ancora aderire mandando il proprio nome e cognome e qualifica attuale all’indirizzo: appellobambini@gmail.com

Unioni gay: i bambini, innanzitutto
-Appello dei giuristi-

I giudici di Strasburgo con la sentenza del 21 luglio 2015 hanno condannato l’Italia per inottemperanza all’obbligo positivo di dare attuazione ai diritti fondamentali alla vita privata e alla vita familiare delle coppie dello stesso sesso. Come sottolineato dalla Corte costituzionale, il Parlamento italiano è chiamato oggi ad approvare “con la massima sollecitudine” una “disciplina di carattere generale” che tuteli le unioni omosessuali. Le corti europee richiedono che la normativa da emanare sia conforme al principio di non discriminazione ed assicuri un trattamento giuridico omogeneo a quello delle coppie coniugate, giacché ogni disparità esporrebbe la legge a nuovo vaglio di legittimità.
Preoccupa, quindi, che il dibattito sociale e parlamentare sembri bloccarsi sul tema della genitorialità, agitando questioni estranee al ddl (quale quella della surrogazione di maternità, comunque oggi vietata in Italia) e rischi di arenarsi sullo scoglio della c. d. stepchild adoption.
Quali giuristi (docenti universitari, giudici, avvocati) impegnati sui temi dei diritti fondamentali, del diritto di famiglia e dei minori, non possiamo non rilevare che l’adozione del figlio da parte del partner del genitore biologico (c. d. “adozione in casi particolari”), diretta a dare veste giuridica ad una situazione familiare già esistente di fatto, rappresenta la garanzia minima per i bambini che vivono oggi con genitori dello stesso sesso.
Il riconoscimento giuridico della relazione anche nei confronti del genitore sociale assicura difatti al bambino i diritti di cura, di mantenimento, ereditari ed evita conseguenze drammatiche in caso di separazione o intervenuta incapacità o morte del genitore biologico, salvaguardando la continuità della responsabilità genitoriale nell’esclusivo interesse del minore.
Queste bambine e questi bambini esistono. Il Legislatore non può cancellarli, non può voltarsi dall’altra parte, ignorandone le esigenze di protezione.
La giurisprudenza italiana ed europea segnala come la scelta più ragionevole e giuridicamente corretta consista nel consentire ai giudici di valutare caso per caso se l’adozione da parte del partner assicuri la migliore protezione dell’interesse superiore dei figli di genitori omosessuali. La giurisprudenza di merito ha già individuato diverse modalità di tutela, secondo la disciplina vigente, consentendo l’adozione ex art. 44, lettera d, Legge adozioni e, in alcuni casi, la trascrizione di atti esteri.
Tutti i Paesi con civiltà giuridica a noi affine si sono dotati di strumenti efficaci per la tutela dei figli di genitori omosessuali: la stepchild adoption, in forma analoga a quella prefigurata nel ddl in discussione, è prevista da anni nella legge tedesca; alcuni dei maggiori Paesi europei (Regno unito, Francia, Spagna) già ammettono l’adozione piena e legittimante.
Va, dunque, rigettato il ricorso a un inedito “affidamento in casi particolari” perché del tutto inadeguato alla protezione dei bambini, che non possono restare in balia di status precarî e revocabili, ma che, al contrario, necessitano di stabilità giuridica, di genitori che abbiano responsabilità nella cura, nell’educazione e nel mantenimento sino alla maggiore età ed oltre.
Va, pure, respinta con forza l’ipotesi di una legge sulle unioni civili che oggi regoli soltanto le relazioni tra gli adulti, perché ciò significherebbe l’ennesimo rinvio che ancora una volta lascerebbe senza protezione proprio i soggetti più deboli, i bambini.

La Svolta del Potere delle Donne italiane

Corriere della Sera.it La 27 ora – 22 giugno 2014 Redazione

Leva fiscale, orari, ruoli flessibili: un’agenda per le donne italiane

Donne ai posti di comando per dare forza a una classe dirigente più moderna. Libera da vecchi codici e vecchi club, capace — nel suo insieme — di trasformare il Paese. In Italia si sta definendo la mappa di un nuovo potere femminile. La stanno disegnando quel 31 per cento di deputate e senatrici in Parlamento dal 2013, le otto ministre su 16 al governo, le capolista alle elezioni europee. E ancora: le manager nominate ai vertici delle società quotate in Borsa, le alte funzionarie di alcune aziende pubbliche strategiche, le 5 rettrici (su 78, pochissime) alla guida di università influenti. La svolta c’è. È in corso. Ma è a questo punto che vogliamo chiederci: lungo le direttrici di questa svolta ritroveremo anche le nostre strade comuni? Questa mappa è, o promette di essere presto, lo specchio di un cambiamento diffuso e coerente? Leggi il resto »