Casalinghe: no grazie!

in.Genere 13 agosto 2020 – Marcella Corsi – Laura Onofri

Il fondo “interamente destinato alla promozione della formazione personale delle donne, e in particolare alle casalinghe” che dovrebbe contare su un capitale di 3 milioni di euro annui, ossia meno di 1 euro a destinataria, poggia le basi su una falsa premessa

Ha fatto molto discutere nei giorni scorsi un passaggio della bozza del DPCM discusso dal governo il 7 agosto relativo ad un fondo “interamente destinato alla promozione della formazione personale delle donne, e in particolare alle casalinghe”. L’iniziativa – che dovrebbe contare su un capitale di 3 milioni di euro annui – poggia le basi su una falsa premessa: ovvero, che il problema dell’occupazione femminile abbia a che vedere con la mancanza di formazione, anziché con la mancanza di opportunità. E’ di questa premessa che vogliamo qui discutere, malgrado la versione del DPCM pubblicata l’8 agosto sulla G.U. non contenga (almeno per ora) traccia del provvedimento sulle ‘casalinghe’.[1]

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Quando ci pensa(va) qualcun’altra

Corriere della sera – La 27 ora – 23 aprile 2020 – Laura Cantarelli

Non so dove sono i detersivi, o meglio, ne ho solo un’idea vaga: nel contenitore sotto il lavandino del bagno di servizio, dove ho visto qualche volta scomparire – testa e braccia – l’angelo domestico che si prende cura della mia casa; l’ho vista quando mi è capitato di uscire tardi la mattina tirare fuori da quel cubo magico flaconi e straccetti, ma non ho mai avuto modo e tempo di guardarci dentro per scoprire che è un mondo di diversificati prodotti specialistici, un arsenale.

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A che punto siamo sulla cura di anziani e disabili

in.Genere    26 luglio 2018   – Sara Picchi

Colf e badanti, disabili e carergiver. Facciamo il punto sulle politiche per la cura e l’assistenza in questi ultimi anni, mentre tutti parlano di decreto dignità

Il cosiddetto “decreto dignità” in arrivo con l’obbiettivo di contrastare la precarietà di colf e badanti rendendo più costosi i contratti a termine ha soprattutto un rischio: quello di far aumentare anche il costo delle collaboratrici domestiche per le famiglie e per le imprese, favorendo così il lavoro sommerso in un settore che, già di per sé, in Italia non è affatto semplice. Il dibattito in corso ci sembra la giusta occasione per tornare a parlarne e capire qual è il quadro e cosa è cambiato in termini di politiche negli ultimi anni.

Secondo l’Istat, in Italia ci sono 3 milioni di disabili. Questi contano ancora su una rete di assistenza molto scarsa e male distribuita sul territorio. L’assegno di accompagnamento rimane lo strumento principale per rispondere alle esigenze e ai bisogni di queste persone, ma la misura raggiunge solo l’11,5% della popolazione anziana dipendente. Purtroppo i dati relativi all’assistenza domiciliare sanitaria  (ADI) e sociale (SAD) sono fermi al 2014. In base agli ultimi dati disponibili sappiamo che i servizi coprono solo rispettivamente il 4,8% e l’1,2% delle persone non autosufficienti. Rispetto al fondo per la non autosufficienza e a quello per le politiche sociali, la situazione non migliora. Con il Governo Gentiloni, il fondo nazionale per la non autosufficienza ha subito una sforbiciata di 50 milioni di euro, scendendo per il 2017 da 500 a 450 milioni mentre il fondo per le politiche sociali è passato dai 311,58 milioni stanziati nell’ottobre 2016 a 99,7 milioni di euro nel 2017. Tuttavia tra il 2016 e il 2018 si possono annoverare due interessanti novità: la legge “Dopo di noi” e il fondo per il sostegno dei caregiver familiari. Leggi il resto »

Nuovi voucher, vecchi problemi

in.Genere  13 ottobre 2017    – Alberto Mazzon

Nel 2016 sono stati più di 134 milioni i voucher utilizzati per la retribuzione del lavoro accessorio. Un fenomeno che ha riguardato circa 1,7 milioni di lavoratrici e lavoratori. Ora, l’introduzione dei nuovi strumenti di retribuzione occasionale sembra addirittura facilitare il sommerso, mettendo a rischio soprattutto le donne. Capiamo perché

Di lavoro accessorio si parla dal 2003, anno a cui risale l’introduzione della remunerazione delle attività lavorative occasionali di breve durata, sia domestiche, che in settori come quello alberghiero e della ristorazione. La progressiva liberalizzazione che ha accompagnato l’uso dei voucher – il sistema di pagamento alla base del lavoro accessorio – ne ha poi determinato una straordinaria espansione tra il 2012 e il 2016. Un successo che al lavoro accessorio è costato dure critiche – come quella di essere oggetto di abusi e responsabile di un’eccessiva precarizzazione del lavoro – tanto che la Cgil ne aveva proposto l’abolizione con un referendum abrogativo che poi è stato anticipato dalla decisione del governo di abrogare la normativa sul lavoro accessorio a marzo 2017, e dalla promessa di impegnarsi a fornire a famiglie e imprese uno strumento alternativo per la retribuzione delle prestazioni di lavoro occasionali.

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Le battaglie del lavoro domestico in un e-book

inGenere         20 giugno 2017

Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro sono 67 milioni nel mondo le persone che lavorano nel settore domestico. Le battaglie per il riconoscimento dei diritti sono iniziate da meno di vent’anni. E nonostante i progressi raggiunti in questa direzione – si pensi alla convenzione n.189 sul lavoro domestico dignitoso emessa proprio dall’Ilo nel 2011 – è ancora molta la strada da fare affinché una delle forze lavoro più invisibili al mondo venga adeguatamente valorizzata.

Lo racconta bene l’e-book appena uscito Domestic workers speak: a global fight for rights and recognition curato dal gruppo di ricerca DomEqual e disponibile gratuitamente sulla piattaforma Open Democracy. Leggi il resto »