Laura Onofri
Pubblichiamo una lettera che abbiamo ricevuto dopo il Convegno ” Il linguaggio sessista e l’odio on line” di venerdì 1 febbraio organizzato dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Piemonte.
Non solo perchè ci dà una spinta a proseguire il lavoro che, ormai dal marzo 2015, quando lanciammo la campagna “Donne con la A” è uno de nostri obiettivi per abbattere le discriminazioni ancora presenti nel nostro Paese , plasticamente rappresentate dalle discriminazioni linguistiche.
Ma perchè siamo convinte che il mondo potrà essere migliore solo se riusciremo a vivere in una società dove c’è una reale parità che avverrà solo se i cambiamenti culturali saranno profondi, proprio a partire dal linguaggio.
Anche un convegno può servire a cambiare la cultura, questo è riuscito a far riflettere un pubblico attento (oltre 400 persone), sul tema del linguaggio corretto dal punto di vista del genere e del linguaggio sessista on line.
Cara Laura,
sono a complimentarmi per l’ottima riuscita del convegno di venerdì scorso! Ero molto dubbiosa se venire ed ora ne sono entusiasta: le relazioni sono state chiarissime ed interessanti ed le relatrici e relatori molto comunicativi. Risultato: ho imparato un sacco di cose!
Ed è su ciò che voglio condividere con te e con tutta l’organizzazione alcuni pensieri:
per la prima volta nella mia vita mi sono sono resa conto che io uso il “maschile inclusivo” come se fosse normale. Ho 56 anni ed a scuola ho imparato che esiste “la maestra, la infermiera, il dottore e l’avvocato”. Ho anche pensato che l’uso del femminile fosse una forzatura o comunque non indispensabile (ci sono problemi più grandi). Oggi, grazie al tuo e vostro impegno, ho un’altra consapevolezza e seppure non escludo che scivolerò ancora col maschile inclusivo, sento che ci farò molta, ma molta più attenzione, perchè l’immaginario conta e se sei una bimba degli anni ’60 come me, rischi di rimanerci imprigionata. Ed infatti io ho fatto le magistrali e poi ho scelto un mestiere “storicamente femminile” tanto che ancora oggi quando parlo in pubblico racconto “delle” assistenti sociali, ricevendo una marea di critiche dall’uditorio maschile. Questo per dirti che i maschi sanno molto più di noi, difendere la propria identità e nel mio caso hanno perfettamente ragione.