A Roma la differenza si pratica già al nido

in.Genere   20 marzo 2018      –   Sara Marini

Ma il Vicariato non apprezza. E l’autorità della famiglia? E i modelli sicuri? Dove si va a finire? Una testimonianza in prima persona

Il 20 gennaio si è tenuto a Roma il primo incontro di La scuola fa differenza, un ciclo di otto corsi formativi rivolto a oltre 200, tra maestre di scuola dell’infanzia ed educatrici di asilo nido di Roma, per un totale di 17 scuole sparse sull’intero territorio urbano, dalle periferie al centro. Un programma di 176 ore, articolate in otto percorsi laboratoriali, di 22 ore ciascuno, basati sullo scambio e sulla co-costruzione dei saperi, sulla condivisione, la discussione e il confronto delle pratiche educative, dei metodi, dei materiali e dell’organizzazione degli spazi. Leggi il resto »

50 anni dopo il ’68 come sono cambiate le politiche di pari opportunità e di genere

Giovedì 8 marzo 2018     Ore 9.30 – 12.00

Auditorium Città metropolitana di Torino Corso Inghilterra, 7

Saluti istituzionali e introduzione

Sindaca della Città metropolitana di Torino

Consigliera delegata Diritti sociali e parità, welfare interventi

“Donne e potere: le radici della libertà” Laura Cima esperta di parità

“Dalla Riforma del Diritto di Famiglia al reato di stalking” Michela Quagliano consiglierà di parità supplente della Città metropolitana di Torino

“Parità e pari opportunità nel lavoro” Mirella Caffaratti avvocata giuslavorista

Proiezione Video

“Il movimento femminista da 50 anni in marcia” Laura Onofri Movimento Se Non Ora Quando

Modera Elena Di Bella dirigente Servizio Politiche Sociali e di Parità Città metropolitana di Torino

Le imprese che discriminano sopravvivono di meno

in.genere   2 ottobre 2017     – Andrea Weber, Christine Zulehner Maria Cristina Rossi

Le aziende che preferiscono assumere uomini hanno meno successo e sopravvivono meno, i risultati di una ricerca condotta sulle start-up austriache spiega perché

Un recente articolo pubblicato dal Journal of the European Economic Association mostra lucidamente come il processo concorrenziale possa aiutare a ridurre il grado di discriminazione e, di conseguenza, ad assumere più donne[1].

Una delle fonti di discriminazione risiede nei pregiudizi personali, come affermato dal premio Nobel Becker nel 1957. Le discriminazioni di genere ne sono un esempio, e hanno conseguenze ben note come il gap salariale e la presenza debole delle donne nel mercato del lavoro, specialmente a livelli alti.

Ci sono conseguenze nel perpetuare discriminazioni nelle politiche di assunzione o promozione discriminatorie? L’articolo mostra come il mercato sia un buon giudice in questo senso. Le imprese le cui decisioni sono guidate dai pregiudizi e perpetuano discriminazioni di genere, seppure (talvolta) inconsci, compiono scelte di fatto sub-ottimali rispetto a quelle potenziali, in quanto sottostimano la produttività femminile rispetto a quella maschile in modo non oggettivo. Come provarlo? Le imprese che discriminano sopravvivono di meno. La ricerca guarda alla durata media di un’impresa e al tasso di sopravvivenza collegandolo con le politiche di assunzione di donne.

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Sette cose che puoi fare per crescere un figlio femminista

in.Genere   12 giugno 2017   –   Anna Maffioletti

Per un mondo davvero senza stereotipi c’è bisogno che cambino anche gli uomini. Un elenco di azioni che i genitori dovrebbero rivolgere ai figli maschi

Come cresciamo i nostri figli maschi? Cain Miller sul New York Times scrive che esiste ormai una consapevolezza diffusa sul crescere delle figlie che combattano gli stereotipi e che possano esprimersi in ogni campo e realizzare qualunque sogno. Questo non è vero per i maschi. Se vogliamo una società libera da stereotipi di genere il problema educativo esiste anche per l’altro sesso. È in età prescolare che i bimbi assimilano gli stereotipi e incominciano ad agire seguendoli o interpretando gli altri attraverso di essi. Che messaggio mandiamo ai nostri figli? Nel Regno Unito campagne come “PinkStink” (il rosa puzza) o “Toy is a Toy” hanno accresciuto la consapevolezza della necessità di non caratterizzare i giochi rispetto al genere – le bambole tutte rosa o i secchielli di sabbia rosa e azzurri – e di evitare, nei negozi di giocattoli reparti segregati in base al genere, ma questo non basta. Una società che non si basi su stereotipi di genere ha bisogno non solo di donne femministe ma anche di uomini femministi. Leggi il resto »