In.genere – 1 febbraio 2017
È necessario ripartire dalle donne per rifare l’Europa? Se lo chiede l’ultimo numero della rivista Donna woman femme (Dwf). Un numero a cui anche la redazione di inGenere ha partecipato, interamente dedicato all’Europa.
“Non l’Europa attuale dei divieti e dei confini, ma quella delle possibilità e di una cittadinanza comune a cui sembrava oltretutto ispirarsi il progetto da cui è stata generata” spiega la rivista, che dagli anni settanta dà voce alle donne e al femminismo, e che proprio in occasione dell’uscita di questo numero ha indirizzato una lettera alle alte cariche istituzionali italiane ed europee per chiedere l’applicazione veloce di una prospettiva di genere nella lettura dei dati e nei provvedimenti di accoglienza delle persone migranti.
E allora, c’è qualcosa che le donne europee hanno in comune? E se c’è, può essere il punto di partenza per il rilancio e la costruzione di un nuovo progetto europeo? Sulla scia delle grandi mobilitazioni di donne avvenute in tutto il mondo, a 25 anni dalla firma del Trattato di Maastricht e a 60 dai Trattati di Roma, rispondono a queste domande scritti arrivati da Polonia, Svezia, Austria, Slovenia, Lituania e Italia e interventi d’intellettuali europee come Rosi Braidotti e Saskia Sassen.
“Una geografia di pensieri e azioni che sembrano convergere fortemente sull’idea che un nuovo paradigma e un nuovo progetto dell’Europa non potranno esserci se non passeranno dalle donne, soggetti politici privilegiati a ripensare la cittadinanza europea” spiega la rivista.