Un futuro passato remoto

In.Genere – Redazione –

In Italia la fase due nella gestione dell’emergenza innescata dalla pandemia è stata pensata senza le donne. Eppure bastava poco, le esperte non solo esistono, ma sono necessarie per progettare un futuro più giusto

Non dare risposte è una risposta, e le risposte del governo italiano stanno tutte nei silenzi del primo ministro.

Nelle scorse settimane sono circolati appelli e interventi ragionati da parte della società civile, proposte autorevoli e qualificate (sostenute da numeri) che hanno messo al centro l’infanziale donne, il lavoro di cura, le categorie di lavoratrici e lavoratori rimaste fuori dalle misure per attutire gli effetti della crisi.

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La famiglia secondo il nuovo governo

in.Genere    22 maggio 2018

Il contratto appena firmato da Lega e 5Stelle rivela una precisa visione del ruolo delle donne e della famiglia: la cura è un problema tutto femminile. Chi ha i soldi può risolverlo pagando, le altre pesando sulle nonne o rinunciando al lavoro. Un’analisi di genere e le ripercussioni sull’economia

Che tipo di famiglia hanno in mente gli estensori del ‘contratto di governo’ Lega-5Stelle?

Pensano alla famiglia tradizionale, con l’uomo che porta a casa il pane e la donna impegnata nella cura dei famigliari, con al massimo un lavoro part-time a integrare il bilancio famigliare?

O a una famiglia che, fuori dagli stereotipi sessuali, condivide lavoro pagato e non pagato?

La domanda è importante, non solo per capire quali prospettive attendono la parità di genere, e in che modo si vuole rispondere al problema della sostenibilità del modello di sviluppo, ma anche per immaginare quale sarà l’impatto sull’economia del paese. A una prima lettura il contratto sembra barcamenarsi fra i due modelli descritti sopra, ma solo in apparenza. Leggi il resto »

Verso un’equa condivisione Il Social Pillar dell’Europa

in.Genere     29 giugno 2017                     Valeria Viale

Il divario occupazionale tra donne e uomini è dell’11,6% e costa all’Europa 370 miliardi di euro ogni anno. Con l’approvazione del Social Pillar l’Ue propone una serie di misure per affrontare una sfida che non è solo culturale ma fiscale

A distanza di anni dall’inizio della discussione che ha portato all’approvazione del Social Pillar, il Pilastro europeo sui diritti sociali, Valeria Viale racconta il primo passo di un percorso che continueremo a seguire su inGenere in tutte le sue conquiste e contraddizioni.

Il 26 aprile 2017 la Commissione europea ha pubblicato lo European Pillar of Social Rights, proposta a lungo attesa con la quale l’Ue mostra tutta la sua intenzione di rafforzare l’implementazione dei diritti sociali in tutti gli Stati membri. Scopo del Pilastro è quello di essere guida efficiente verso nuovi tassi di occupazione e di rispondere alle sfide cui l’Unione è chiamata in tema di diritti sociali. 20 i principi chiave raccolti in tre macro ambiti: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, eque condizioni di lavoro, inclusione e protezione sociale.

Nell’ambito del Pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione ha presentato una serie di iniziative legislative e non legislative concernenti l’equilibrio tra attività professionale e vita privata. “Viviamo nel XXI secolo e il nostro atteggiamento nei confronti della vita e del lavoro, delle donne e degli uomini deve essere al passo con i tempi. Le nostre figlie e i nostri figli non dovrebbero essere tenuti ad aderire ai modelli dei nostri nonni. Non esiste un solo ‘giusto equilibrio’: si tratta di scelte. È ora che diamo a tutti la possibilità di scegliere davvero come desiderano plasmare la propria esistenza, crescendo i figli, dedicandosi alla carriera, occupandosi dei familiari anziani, vivendo la propria vita.” ha dichiarato il primo Vicepresidente Frans Timmermans nel giorno della presentazione del pacchetto. Leggi il resto »

L’Europa secondo le donne

In.genere – 1 febbraio 2017

È necessario ripartire dalle donne per rifare l’Europa? Se lo chiede l’ultimo numero della rivista Donna woman femme (Dwf). Un numero a cui anche la redazione di inGenere ha partecipato, interamente dedicato all’Europa.

“Non l’Europa attuale dei divieti e dei confini, ma quella delle possibilità e di una cittadinanza comune a cui sembrava oltretutto ispirarsi il progetto da cui è stata generata” spiega la rivista, che dagli anni settanta dà voce alle donne e al femminismo, e che proprio in occasione dell’uscita di questo numero ha indirizzato una lettera alle alte cariche istituzionali italiane ed europee per chiedere l’applicazione veloce di una prospettiva di genere nella lettura dei dati e nei provvedimenti di accoglienza delle persone migranti.

E allora, c’è qualcosa che le donne europee hanno in comune? E se c’è, può essere il punto di partenza per il rilancio e la costruzione di un nuovo progetto europeo? Sulla scia delle grandi mobilitazioni di donne avvenute in tutto il mondo, a 25 anni dalla firma del Trattato di Maastricht e a 60 dai Trattati di Roma, rispondono a queste domande scritti arrivati da Polonia, Svezia, Austria, Slovenia, Lituania e Italia e interventi d’intellettuali europee come Rosi Braidotti e Saskia Sassen.

“Una geografia di pensieri e azioni che sembrano convergere fortemente sull’idea che un nuovo paradigma e un nuovo progetto dell’Europa non potranno esserci se non passeranno dalle donne, soggetti politici privilegiati a ripensare la cittadinanza europea” spiega la rivista.

Conciliazione proposte sul Jobs Act

in genere – 17 febbraio 2015 – di Maria Ilda Benvenuti Marina Piazza Anna Maria Ponzellini Anna Soru

Il gruppo maternità&paternità ha elaborato nel tempo una serie di proposte per dare il via ad un percorso di unificazione in chiave universalistica e di riequilibrio del sistema di welfare che allarghi i diritti sociali e di cittadinanza a chi, senza distinzione tra donne e uomini, presta attività di cura. La descrizione delle sei proposte elaborate sin qui dal gruppo è disponibile online. Leggi il resto »