Il rispetto e la dignità non si possono barattare

Laura Onofri

Quello che colpisce favorevolmente nella vicenda della settantesima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo sia in relazione alla partecipazione alla gara del rapper Junior Cally, sia per le note dichiarazioni del presentatore Amadeus, è che ci sia stata un’ondata di indignazione e di proteste provenienti non solo dal mondo del femminismo e dell’associazionismo femminile, ma anche da altri ambienti culturali. Indignazione e proteste perchè la Rai non può accettare e ammettere alla gara un cantante che con i suoi testi trasmette un modello culturale sessista e violento e che il presentatore di una delle manifestazioni più seguite in Italia, lanci messaggi  in cui le donne sono, ancora una volta, rappresentate attraverso stereotipi.

Non può perchè la Rai è un servizio pubblico e, come scrivono puntualmente in una lettera indirizzata ai vertici della nostra televisione pubblica le associazioni Rete per la parità e Donne in quota, la Rai è soggetta a tenere comportamenti in linea con il Contratto di Servizio Pubblico Rai-Mise 2018-2022 che prevede fra i suoi punti una serie di prescrizioni che sono state puntualmente disattese.

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Lettera aperta ad Anna Maria Tarantola

Gentile Presidente
Anna Maria Tarantola
Presidente RAI – Radio Televisione Italiana S.p.A.

La nostra societa’ sta attraversando una fase di grande trasformazione e le donne hanno giocato e giocano un ruolo molto importante che purtroppo non e’ adeguatamente riconosciuto dai mezzi di comunicazione.
Oggi le donne occupano ruoli decisivi in politica, nelle istituzioni e nel mondo del lavoro ma si continua a parlare di loro al maschile in nome di un “neutro”che la nostra lingua non prevede.
Basta applicare le regole dell’italiano per il femminile per dar conto della loro presenza : se una donna guida un ministero e’ una ministra, se guida una città una sindaca, se presiede una corte di giustizia una giudice. Lo sostiene anche l’autorevole Accademia della Crusca, lo scrivono i nuovi dizionari.
Siamo convinte che Lei, nel ruolo che ricopre in Rai, possa dare un contributo fondamentale affinché nei programmi radio televisivi come nell’informazione del servizio pubblico, quando si parla di donne sia usato il femminile .
Rappresentarle e definirle in modo corretto favorira’ il superamento degli stereotipi che ostacolano la crescita culturale e sociale del nostro paese. Crediamo che la reale parità dei diritti e delle opportunità passi dal riconoscimento delle differenze del genere.
La Rai, importante motore di cultura , nella sua funzione di servizio pubblico, puo’ e deve farsi interprete di questo cambiamento.

SENONORAQUANDO? Coordinamento Comitati

“Basta insulti e minacce alle donne ma per fortuna la Rai ci risparmia le miss” di Stefanella Campana

da La Stampa.it – blog 20 luglio 2013

Non c’è stata una più diffusa e generale reazione, levata di scudo contro gli insulti, le volgarità, le violenze razziste, le minacce contro le donne di ogni colore politico, in quanto donne: dalla Boldrini alla Kyenge, dalla Carfagna alla Idem: puttana, orango, minacce di stupro, giusto per ricordare. Gli autori “assolti” in troppi casi, minimizzando le loro responsabilità. Un altro segnale dell’arretratezza culturale del nostro Paese che si aggiunge al dramma della mattanza quotidiana di donne che qualcuno cerca persino di negare. In compenso c’è chi si scandalizza perché la Rai non ci mostrerà – per la prima volta – la carrellata di donne con numerino in concorso per miss Italia, in attesa di sapere se le loro gambe, fondo schiena e viso saranno premiati. Uno show deprimente che relega le donne solo a corpo e immagine. Mi auguro che le giovani donne che vogliono farsi apprezzare e conoscere nel mondo dello spettacolo puntino soprattutto sul proprio cervello e preparazione. Bene ha fatto la Rai a dare un segnale di cambiamento. Troppe volte si dimentica di essere un servizio pubblico (per il quale paghiamo un canone), in cui i due generi, uomo e donna, dovrebbero trovare spazio e visibilità con lo stesso rispetto. Vorrei che ci si scandalizzasse quando le donne vengono ignorate per le loro opinioni e idee, quando vengono usate come contorno muto, in genere svestite, quando le loro azioni, le loro attività, il loro impegno nella vita e nel lavoro non fanno notizia.

TRIBUNE RAI : dove sono le candidate?

da Giulia.globalist – martedì 22 gennaio 2013

Lettera aperta delle Associazioni dell’Accordo a Zavoli, Tarantola, Gubitosi e ai direttori Rai: la par condicio di genere in tv non viene rispettata.

 

Come è noto la legge 28 del 2000, che regolamenta la “par condicio” sui media tra i soggetti politici che si presentano alle elezioni, è stata modificata dall’articolo 4 della legge 215 del 2012, entrata in vigore il 26 dicembre 2012.

All’articolo 1 della legge 22 febbraio 2000, n. 28, e’ aggiunto, in fine, il seguente comma:
«2-bis. Ai fini dell’applicazione della presente legge, i mezzi di informazione, nell’ambito delle trasmissioni per la comunicazione politica, sono tenuti al rispetto dei principi di cui all’articolo 51, primo comma, della Costituzione, per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini»

Purtroppo, nonostante tale importante novità, alla quale l'”Accordo di azione comune per la democrazia paritaria” ha concorso, recepita nel Regolamento della Commissione di vigilanza e oggetto della circolare del 15 gennaio dell’AGCOM, finora le candidate donne hanno avuto l’opportunità di scarsissime presenze e altrettanto poche sono le giornaliste che conducono trasmissioni “politiche”.

Le tabelle di monitoraggio non includono i dati di genere e la stessa informazione sulla norma voluta dal Parlamento è inesistente. Basti citare il lungo servizio andato in onda il 18 gennaio all’interno del TG2 delle 20,30, che, oltre a ricostruire la nascita ed i contenuti della legge sulla par condicio, l’ha posta a confronto con quanto avviene in altri paesi ed ha diffusamente ricordato anche come si svolgeva la campagna elettorale nell’antica Pompei, omettendo però qualsiasi accenno all’equilibrio nelle presenze delle donne e degli uomini secondo le nuove disposizioni e nel rispetto dei principi costituzionali.

Tale situazione è inaccettabile, non solo perché aggiunge un ulteriore elemento che riduce, anziché favorire una maggiore presenza delle donne in politica, ma perché fa mancare, nelle discussioni che precedono il voto, la visione “di genere”, aumenta il distacco della maggioranza delle donne dalla politica e fornisce un’informazione distorta ad elettrici ed elettori. Vi invitiamo a tener conto che il rispetto della par condicio incide, come affermato nella sentenza n. 155 del 2002 della Corte Costituzionale, sul diritto alla completa ed obiettiva informazione del cittadino ” tutelato in via prioritaria soprattutto in riferimento a valori costituzionali primari, che non sono tanto quelli relativi alla “pari visibilità dei partiti”, quanto piuttosto quelli connessi al corretto svolgimento del confronto politico su cui in permanenza si fonda, indipendentemente dai periodi di competizione elettorale, il sistema democratico.”

Di conseguenza chiediamo formalmente, a ciascuno degli organismi e delle persone in indirizzo, nella propria competenza, di adoperarsi perché in questa campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento e di tre Consigli regionali sia rispettata la par condicio, compresi gli aspetti “di genere”, oggetto principale delle nostre richieste, provvedendo:
. a monitoraggi comprensivi di dati di genere da pubblicare secondo le disposizioni in vigore;
. ad aprire gli spazi assegnati ad un numero di donne non rapportato soltanto a criteri già in partenza penalizzanti, come quello della presenza come capo della coalizione o capolista, per assicurare confronti svolti da donne e uomini in proporzione corrispondente alla composizione demografica del Paese;
. a fornire una completa informazione sui contenuti della legge sulla par condicio, così come modificata dall’art. 4 della legge 215 del 2012;
. ad agire tempestivamente d’ufficio, e/o tenendo in debito conto le segnalazioni che dovessero pervenire da parte di cittadine e cittadini o associazioni, sulle violazioni della par condicio.

«In Rai più spazio alle donne “normali”»

22 agosto 2012

Il Secolo XIX – Savona

Patrizia Albanese

Alassio – Raccomandazioni non ne ha (ancora) ricevute. Ma suggerimenti sui programmi, sì. «Dalle persone amiche». E se «è ancora troppo presto per parlare di palinsesti, peraltro già fissati per tutto il 2012», non c’è invece alcun dubbio su come cambierà il ruolo femminile in tivù. Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, lo dice chiaro: vuol «vedere donne normali che abbiano capacità, competenze e professionalità».

Insomma, largo alle donne «che possono e devono emergere». Ma «non puntando sulla bellezza». Che va benissimo, per carità. A patto che non sia l’unico requisito, per stare davanti alle telecamere. Che nel 2013 daranno anche «ampio spazio ai giovani, con programmi a loro dedicati». Fedele al suo stile di vita, immutato dopo l’incarico al vertice della Rai – poco più di un mese fa – Anna Maria Tarantola anche quest’estate è in vacanza ad Alassio. Sempre ai “Bagni Alba”, defilato stabilimento – molto chic – che la vede sdraiata sotto un ombrellone in terza fila. Con a fianco il marito, le figlie, i generi e i nipotini. In un’Italia di vip veri e presunti preceduti dalla scorta – anche in hotel balneari – Anna Maria Tarantola è circondata esclusivamente dalla famiglia. In apparenza. Già, perché di preservare la privacy della neo-presidente s’incarica direttamente – e senza che nessuno l’abbia allertato – uno dei bagnini. Forse intenerito da questa signora di mezza età, in costume nero e pareo, ancora con la pelle chiarissima. Sia perché al mare scende prestissimo, sia perché resta quasi sempre sotto l’ombrellone. Quest’anno, a studiare dossier in vista del Cda Rai della ripresa dopo le ferie estive, fissato per i primi di settembre. Mentre la nipotina la chiama per giocare.

Non sa ancora di avere una nonna famosa.

«Per carità. Sono una donna normale».

Che ha detto basta a botox e silicone in tivù: stop alle rifatte.

«Non usiamo toni enfatici. Ma è vero che mi piace poco la donna com’è presentata. Amo la donna normale. Con le sue capacità, competenze e professionalità che possono e devono emergere».

E se sono carine?

«Meglio. Ma non si deve puntare esclusivamente sulla bellezza per emergere. Pur non sottovalutando l’importanza dell’aspetto estetico».

Allora, spazio alle “normali”?

«E’ uno dei tanti obiettivi».

Fra le molte priorità?

«Mettere i conti in ordine, senza dubbio alcuno. I problemi economici vanno affrontati e risolti».

Partendo da?

«La prego, non mi faccia dire di più».

Abbasserà i cachet?

«Modalità e azioni per riportare equilibrio economico rientrano nel piano industriale, di breve e medio periodo, da parte del direttore generale. Bisogna essere corretti nelle procedure».

Anche a Mediaset sono stati segati i compensi: Belen e Michelle Hunziker ad esempio.

«Nel dettaglio, non vorrei entrare. Ma è ovvio che si interverrà su tutto».

Trasmissioni comprese: più di servizio?

«Sì. Ogni tre anni, scade il contratto di servizio tra Rai e ministero dell’Industria. Fra breve dovremo ridiscuterlo. Cercheremo d’intervenire, rendendo la Rai “più servizio pubblico”>.

Qualcuno è in allarme: la Rai torna bacchettona?

«No. Più servizio pubblico non vuol dire far cose noiose o da bacchettoni».

Ma lei cosa vorrebbe vedere in tivù?

«Molte più cose per i giovani. Cose interessanti e divertenti. Ma con dei valori. Proprio perché la tivù è un mezzo forte, che arriva a tutti».

Il de profundis di Jessica Rabbit.

«Noi donne abbiamo tantissime capacità, che è giusto far emergere. Purché si tratti di “donne vere”».

Il suo messaggio è già arrivato: a Miss Italia bikini al rogo, torna il costume intero.

«Non c’entro. E’ stata una scelta degli organizzatori».

Hanno ancora senso questi concorsi?

«Non ci ho ancora ragionato sopra».

Siamo inondati dai cuochi televisivi. Sa cucinare?

«Come tutte le donne sono multitasking: moglie, madre, nonna, dirigente d’azienda e cucino».

Troppi fornelli in tivù?

«Non entro nel merito».

Ma la tivù la guarda?

«Nel tempo libero, certo. Ora ho nove tivù accese, che non guardo. Lavoro».

Ha fama di mattiniera.

«Da sempre, mi alzo alle 6.15. Faccio colazione e guardo il telegiornale».

Canale?

«Alterno RaiNews e Tg1 delle 6.30».

Guarda anche la concorrenza?

«Ovvio».

Sono più bravi?

«Dipende dai programmi. Posso dire una cosa?».

Prego.

«La Rai è meglio di come la descrivono. E ha programmi bellissimi. Alcuni su reti specializzate: Rai4, Rai5, Rai Educational, sono molto interessanti. Viene trasmessa anche l’Opera».

Scendiamo un po’: la Lotteria resta?

«Il palinsesto fino a dicembre 2012 è già stato fatto. Per il 2013, si farà. Ascoltando le proposte del direttore generale e dei consiglieri».

Dando spazio ai giovani?

«A loro e agli over fifty, il nostro target. Ci penseremo».

E le fiction, cavallo di battaglia Rai?

«Sono oggetto di valutazione».

Raccomandazioni ne ha avute?

«No».

Consigli sui programmi?

«Sì, parecchi. Da persone amiche. Tutti concordano».

Su?

«Dare più spazio alle donne. Con programmi meno banali. Più cultura. Più specificità per i giovani».

Evitando tutto il chirurgo plastico minuto per minuto.

«Quello no. Non si può fare un programma di un’ora e mezza, che giudico eccessiva, sulla chirurgia plastica. Rispetto chi la sceglie, per carità. Ma in tivù si può parlare anche d’altro. Anche perché un altro dev’essere il messaggio».

Ovvero?

«Che le donne sono belle come sono. Specie se giovani. Già quella è una bellezza. Ripeto: senza demonizzare scelte personali e la libertà di poter scegliere è importante. Ma la tivù è anche altro».

Lei in spiaggia sfoggia un costume nero olimpionico…

«Mai messo il bikini. Intero è più elegante».

Si aspettava la telefonata del premier?

«Proprio no. E’ stata una sorpresa».

Scusi, che cosa le ha detto il presidente del Consiglio? “Anna Maria c’è bisogno di te per far quadrare i conti in Rai”?.

«Ci diamo del lei… Mi ha dato poco tempo per pensarci. E anche se è una parola un po’ grossa, ho accettato per spirito di servizio».

I suoi detrattori più perfidi la definiscono un Monti in gonnella. Dicono persino che vi somigliate.

«No. Io sono Anna Maria Tarantola».

Link articolo: www.ilsecoloxix.it/p/savona/2012/08/22/APelaoFD-spazio_normali_donne.shtml?fb_action_ids=10151135223807240&fb_action_types=og.likes&fb_source=aggregation&fb_aggregation_id=246965925417366