Insegnare la parità di genere ai propri figli è il primo passo verso la creazione di una società più giusta

The Vision – Federica Passarella

Nella nostra società i bambini sono spesso terreno di scontro e di conquista fra gli adulti. Lo si capisce molto bene quando si parla di educazione e di scuola e quando si tenta di introdurre nelle ore di insegnamento temi come la parità di genere, l’uguaglianza e il rispetto per le differenze. In alcune città italiane genitori e sindaci sono infatti riusciti a impedirne l’introduzione, impugnando il diritto di far scegliere alle famiglie cosa, come e quando affrontare determinate questioni con i propri figli.

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IL COMPITO DELLO STATO

Questo è il compito dello stato: scortare una bambina perché vada a scuola sicura.

QUATTRO uomini scortano UNA bambina.

(foto di copertina The Problem We All Live With, Norman Rockwell, 1964)

Questo è il dispiegamento di forze che lo stato deve attuare perché i bambini vadano a scuola sicuri. Perché tutti i bambini hanno il diritto e il dovere di tornare a scuola sicuri, perché la scuola è il compito di bambini e giovani in uno stato civile.

Lo stato deve garantire che tutti i bambini compiano il proprio dovere perché siano da adulti dei buoni cittadini. Non possono esserci altri intendimenti, se lo stato non fa questo non può aspettarsi nulla dai propri futuri cittadini.

Tornare a scuola nella fase 2 deve essere una priorità dello stato, come aprire le fabbriche in sicurezza. Non può essere rimandato di due mesi, perché questo vuol dire che la scuola non è importante, che non ha il valore educativo, formativo e sociale che invece ha.

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Comunicato delle associazioni professionali del mondo della scuola

Dopo mesi di silenzio l’Assessora all’Istruzione della Regione Piemonte Elena Chiorino ha inviato a tutti i dirigenti scolastici una circolare istituzionale.

In essa si invitano i presidi, “considerando l’avvicinarsi del Santo Natale, […] a valorizzare […] ogni iniziativa legata a questa importante Festività come l’allestimento di Presepi e lo svolgimento di recite o canti legati al tema della Natività”.

La richiesta viene suffragata chiarendo che: “è evidente che la conoscenza delle nostre tradizioni […] sia un supporto alla piena integrazione per chi proviene da altre realtà”.

Ci permettiamo di osservare che nella scuola pubblica, laica e pluralista per definizione, l’esibizione di simboli religiosi è un’anomalia e non è mai stata una tradizione, ma una libera scelta personale e privata di chi la frequenta, da realizzare e vivere in luoghi dove tale scelta sia condivisa e comunitaria.

Prime adesioni

Coordinamento per la laicità della scuola CIDI Torino FNISM Torino MCE Centro Studi Piero Gobetti Istituto di Studi Storici “Gaetano Salvemini” Senonoraquando? Torino Proteo Piemonte ASAPI Casa Insegnanti ANISN Piemonte Legambiente Multiproposta SIEM Associazione Magistrale N. Tommaseo

Le associazioni che vogliono aderire possono inviare una mail a: claudia123.dogliani@gmail.com

… ma noi non ci lasceremo sospendere!

E’ della settimana scorsa la notizia che la professoressa Rosa Maria Dell’Aria, insegnante di italiano e storia in un istituto tecnico palermitano, è stata sospesa per “omesso controllo” sulla sua classe.

Ma qual è la sua colpa? Aver fatto il suo mestiere tenendo lezioni su temi che sono la Storia, le migrazioni, l’Italia dal 1922 al 1945, la Shoah ed aver “ permesso” la realizzazione di un lavoro di approfondimento dove un gruppo di allievi ed allieve con immagini, dati, riflessioni ha messo in relazione il Decreto Sicurezza con le leggi razziali del 1938.

Ma la legge che prevede il controllo sulle classi da parte degli insegnanti fa riferimento all’incolumità fisica dei ragazzi e non al lavoro didattico che può, anzi deve essere ispirato alla libertà di pensiero e di insegnamento. ( Articoli 21 e 33 della Costituzione Italiana)?

Tira una brutta aria ultimamente e compaiono, in ambiti diversi,  “zelanti servitori dello Stato” che “annusando” qua e là pensano di far contento “qualcuno”.

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Verona, cartelli anti-abortisti e pro-family in una scuola pubblica: «La pillola deresponsabilizza»

OPEN      Redazione – 09/04/2019

Lo rivela l’Espresso: un Istituto tecnico Veronese ospita una «mostra» di cartelloni anti-abortisti e a favore della famiglia tradizionale

A Verona si è concluso il Congresso Mondiale delle Famiglie, ma i temi trattati dai relatoricontinuano a essere d’attualità nella provincia veneta. Nei corridoi dell’istituto tecnico Dal Cero, a San Bonifacio, sono stati affissi dei manifesti che definiscono la pillola del giorno dopo «deresponsabilizzazione» e chiamano l’aborto «un dramma».

Lo rivela il settimanale l’Espresso, che pubblica insieme alle foto dei cartelloni anche quella di una circolare con cui la preside della scuola invita i docenti a «valorizzare tale iniziativa» coinvolgendo i ragazzi. L’«iniziativa» in causa è una mostra promossa dal centro di aiuto alla vita del “Movimento per la vita”, che installa da anni nell’atrio della scuola i ventisette pannelli in questione, per un mese e mezzo.

L’esposizione pone al centro la «famiglia naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna, centro e cuore della civiltà dell’amore». Uno dei poster è intitolato «siamo stati tutti embrioni» e spiega che «l’essere umano va rispettato e trattato come una persona sin dal suo concepimento».  Leggi il resto »