Laura Onofri
Quello che colpisce favorevolmente nella vicenda della settantesima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo sia in relazione alla partecipazione alla gara del rapper Junior Cally, sia per le note dichiarazioni del presentatore Amadeus, è che ci sia stata un’ondata di indignazione e di proteste provenienti non solo dal mondo del femminismo e dell’associazionismo femminile, ma anche da altri ambienti culturali. Indignazione e proteste perchè la Rai non può accettare e ammettere alla gara un cantante che con i suoi testi trasmette un modello culturale sessista e violento e che il presentatore di una delle manifestazioni più seguite in Italia, lanci messaggi in cui le donne sono, ancora una volta, rappresentate attraverso stereotipi.
Non può perchè la Rai è un servizio pubblico e, come scrivono puntualmente in una lettera indirizzata ai vertici della nostra televisione pubblica le associazioni Rete per la parità e Donne in quota, la Rai è soggetta a tenere comportamenti in linea con il Contratto di Servizio Pubblico Rai-Mise 2018-2022 che prevede fra i suoi punti una serie di prescrizioni che sono state puntualmente disattese.