Nel futuro dello sport e della politica

In.Genere 29 maggio 2020 Tiziana Ragni

Dallo sport alla politica, la presenza delle donne è “un valore sociale e personale irrinunciabile” per Luisa Rizzitelli, tra le selezionate da Forbes Italia per il 2020. Il rischio è di “restare fuori dal futuro”

Qualcuno potrebbe mai ipotizzare che Valentino Rossi scenda in pista per pochi spicci e senza nessun tipo di tutela? O che a queste condizioni abbia giocato per tutta la sua carriera Francesco Totti? Eppure è quello che accade quotidianamente a tutte le atlete italiane: a nessuna di loro è mai stato ancora riconosciuto lo status di professionista. Parliamo di campionesse pluripremiate che però restano dilettanti giuridicamente, orgoglio nazionale sul podio ma cenerentole nelle tutele. A parità di trofei gli uomini firmano contratti con retribuzioni e garanzie di serie A e le donne, come le stelle, stanno a guardare.

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Forti e ribelli la rivoluzione delle bambine

 La Repubblica  21/2/2018                    VITTORIO ZUCCONI
Poche lacrime e più muscoli: così cresce la generazione che sta dando l’assalto alla nuova frontiera della femminilità Usa. Il cambiamento spazza via i rottami del “ sesso debole” per privilegiare la potenza come espressione di indipendenza ed energia mentale
 
Belle come ancora non sanno di essere, bardate come gladiatrici con elmi, corazze, fasce gambiere, maschere, mazze, bastoni o semplici calzamaglie e legging da ballerine, vedo le mie americane di domani uscire di casa per muovere all’assalto della nuova frontiera della “American Girl”, della femminilità Usa. Non disdegnano il rossetto della mamma e l’ombretto per farsi gli occhioni da “femme fatale” a 9 o 10 anni, nella ancora vaga intuizione della prossima pubertà con gli imperativi degli ormoni, ma più dello sguardo assassino, il loro ideale è il goal, il tackle duro, la mischia, la resistenza, sono quei muscoli che da esili e pallide fasce attorno alle ossicine fragili si formano e si irrobustiscono. Ancora non lo sanno, ma stanno cambiando l’ideale della “Great American Beauty”, della bellezza femminile, dal languore corpulento della Belle Époque alla muscolatura scolpita dell’atleta.
Addio Barbie, conigliotte col batuffolo di cotone sul sedere, 90x60x90, Marilyn e Pin-Up dagli opimi fianchi e dai seni terrazzati in eterna lotta con la forza di gravità, costruite da diete alla rovescia («Agli uomini non piacciono le magre», avvertivano le riviste anni ’30) e dai ritoccatori prima dei miracoli di Photoshop, da appendere con le puntine da disegno alle cabine dei camion o da dipingere sulle carlinghe dei bombardieri, prima che i comandi della Air Force le vietassero.

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L’Udinese in campo con i colori del calcio femminile: «Contro tutti i pregiudizi»

Corriere della sera- La 27 ora 16 maggio 2015 di Federica Seneghini

In campo con i colori di una squadra femminile. In occasione del match contro il Sassuolo, domenica 24 maggio, i giocatori dell’Udinese indosseranno una maglia speciale. Metà con le tradizionali strisce bianconere e l’altra metà con il gialloblù del Castelfranco, team di calciatrici della provincia di Pistoia.

Un accostamento inedito che, per una volta, porterà un po’ di calcio femminile in uno stadio della Serie A più famosa, quella dei maschi. L’obiettivo: rompere gli schemi e «dare un calcio» ai pregiudizi, ha spiegato la società bianconera. E far comprendere all’opinione pubblica, e a chi ancora non ci crede, che in Italia «anche una bambina deve poter sognare di diventare una calciatrice».

L’iniziativa è nata da una collaborazione tra Dacia e Udinese ed è patrocinata dal Coni. E capita in un momento in cui le donne del calcio italiano sono finite nella bufera per le infelici dichiarazioni del presidente della Lega Dilettanti, Felice Belloli («Basta dare soldi a queste quattro lesbiche»).

Chissà se altre squadre maschili seguiranno l’esempio di Di Natale e compagni. Intanto, anche Manolo Gabbiadini, attaccante del Napoli e fratello della bandiera della Nazionale Melania, ha espresso la sua solidarietà in un tweet. «Quando ero piccolo andavo sempre allo stadio a vedere giocare mia sorella – ha raccontato qualche tempo fa al Corriere – per questo ho scelto di diventare calciatore. Volevo diventare forte come lei».

“Nudie Tee” è la nuova incarnazione del sessismo nello sport

La 27 ora Corriere della Sera    4 luglio 2014    – *

Molti pensavano che il maschilismo nello sport avesse già toccato il fondo. Poi è arrivato un accessorio per giocare a golf prodotto proprio per sembrare un corpo di donna. Nudo, senza braccia e decapitato

Sarà stato il gioco di parole a mettere d’accordo tutte quelle menti del marketing sul fatto che il “Nudie Tee” sarebbe stato il regalo perfetto per un golfista? Quanto avranno gongolato al pensiero che quel “tee” non sarebbe rimasto un semplice pezzetto di plastica piantato in un prato su cui poggiare le palline, ma piuttosto – chiaro, no? – il suono della sillaba finale di “nudi-ty”, nudità. Pochi prodotti mostrano meglio di un “tee” progettato per assomigliare a un busto femminile nudo quanto il golf sia ancora largamente considerato un gioco da uomini. Una cosa così piccola e insignificante che, se hai due braccia virili e forti, puoi staccarle la testa con un colpo solo. Joanna Sharpen si è stupita che l’immagine del pacchetto di toraci di plastica – acquistabile a sole 2,99 sterline su Amazon ed Ebay  – la sconvolgesse tanto. Dopo tutto, grazie al lavoro che le dà da mangiare, project manager dell’associazione Ava, ormai doveva essersi abbastanza abituata a esempi di violenze e insulti.

Come consulente e moderatrice della campagna del governo britannico “This is abuse” (“Questa è violenza”), ha anche parlato a circa 3.000 giovani, un terzo delle quali ha riferito di essere stata violentata. Alcune, dice, avevano solo 10 anni. Quando prova a spiegare la sua reazione istintiva di fronte a quell’“oggettino originale”, precisa che gli è capitato sott’occhio subito dopo aver letto la lista con i nomi delle donne uccise di recente dai loro compagni. «Quel prodotto ha avuto un effetto dirompente dentro di me perché il corpo è decapitato, e due donne proprio quest’anno sono state decapitate», racconta. «Non ha braccia, come se le donne fossero esclusivamente degli oggetti sessuali che non hanno bisogno di una testa o di braccia. La gente lo vede come una trovata pubblicitaria, un gadget. Ma in realtà fa molti danni». In risposta ai “tee” della Dunlop, Karen Ingala Smith, che con il progetto “Counting Dead Women” (“La conta delle donne uccise”) tiene il conto sul suo sito Web delle vittime di omicidio, ha stilato l’elenco delle sei donne che sono state decapitate nel Regno Unito dal gennaio 2012 ad oggi. Lo scorso sabato Joanna Sharpen ha lanciato una petizione online nel tentativo di far ritirare dal mercato i “nudie tee”. Lei ha messo in rapporto diretto la mercificazione disinvolta e la volgarizzazione del corpo femminile con gli studi che dimostrano quanto queste pratiche facciano aumentare violenze e discriminazioni. «La gente ci è passata su, ma per me è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso», dice. Visto che il tentativo di ottenere una risposta dalla Dunlop UK non aveva portato a niente – il sito Web suggerisce di inviare una lettera e indica un numero di telefono che non funziona -, Sharpen ha scritto al proprietario della casa madre, Mike Ashley. Il Guardian ha trovato il numero di un responsabile della comunicazione, ma sta ancora aspettando una risposta.

Nell’attesa, potrei partire dalla mia esperienza per immaginare cosa succederà. Quando Mike Ashley, in passato, è stato accusato di maschilismo per un set giocattolo delle pulizie rosa (chiamato “È roba da ragazze”), il discusso miliardario sembrava proprio aver deciso che sarebbe riuscito a far scomparire le critiche ignorandole. Questo atteggiamento della serie «sono-stupide-lagne-di-streghe-senza-senso-dell’umorismo-e-finiranno- nel-dimenticatoio» è probabilmente lo stesso che sta dietro a ogni sorta di schifezza aziendale, dalla vendita di T-shirt che esortano gli uomini a “mantenere la calma e picchiarla” (“Keep calm and hit her”) o che affermano “Oggi mi va di stuprarti”, fino al caso di Richard Scudamore, presidente della Premier League inglese, che usa un linguaggio disgustoso quando parla di donne. All’inizio pensavo che fosse solo un altro esempio di discriminazione sessista nello sport, l’ennesimo di un’ondata in continua crescita – dai commenti di John Inverdale su Marion Bartoli a quelli dell’accoppiata vincente Grey-Keys, solo per citarne alcuni -, ma la vendita on-line di questo genere di spazzatura si inserisce in un quadro più ampio, dove lo sport è semplicemente il campo in cui per gli uomini è più facile giocare sporco.

Basta rimanere zitte, farsi una risata, stare allo scherzo e smettere di lamentarsi. O prendersi un minuto e firmare questo appello  .  https://www.change.org/en-GB/petitions/dunlopsport-remove-the-misogynistic-nudie-tee-product   Nessuno garantisce che arriverà una risposta adeguata, ma qual è l’alternativa?

* Questo articolo è stato modificato il 2 luglio 2014, con l’aggiunta del paragrafo «In risposta ai tee della Dunlop, Karen Ingala Smith, che con il progetto “Counting Dead Women” (“La conta delle donne uccise”) tiene il conto sul suo sito Web delle vittime di omicidio (…)». Si affermava inoltre che a stilare l’elenco delle vittime fosse stata Joanna Sharpen. Anche questo è stato cambiato.

Traduzione da The Guardian di Sara Bicchierini

Torino Donna – “Just the woman I am”

Sabato 8 marzo vi aspettiamo a Just the Woman I Am, primo evento sotto la Mole dedicato al mondo della donna a sostegno della ricerca piemontese sul cancro.
L’iniziativa è organizzata dal Sistema Universitario torinese formato dall’Università degli Studi di Torino, dal Politecnico di Torino e dal CUS Torino, dal CUSI Regionale, dal CONI Regionale, dal Panathlon Club Torino Olimpica e con il patrocinio della Città di Torino, della Provincia di Torino, della Regione Piemonte, della Camera di Commercio, con il supporto di importanti realtà del nostro territorio tra cui l’ASCOM Torino, la Confesercenti, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il Teatro Stabile Torino, il Museo Egizio e il sostegno del coordinamento “Se non ora quando”. L’evento è inserito nel calendario di avvicinamento a Torino 2015, Capitale Europea dello Sport. Leggi il resto »