Violenza donne: Istat,+79,5% chiamate al numero 1522 durante la pandemia Covid

ANSA 17 maggio 2021

Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%). E’ quanto emerge dai dati pubblicati dall’Istat nell’ambito dello studio ‘Le richieste di aiuto durante la pandemia’.

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“DALLA STESSA PARTE”: oltre 17000 le firme raccolte per chiedere la destituzione di Giulio Ferrara. Arrivano anchele Sardine a sostenere la richiesta

Comunicato stampa

Diventa un’onda nazionale la protesta lanciata dal movimento “Dalla Stessa Parte” che chiede la destituzione del Presidente di COTRAB Basilicata, Giulio Ferrara, condannato in tutti e tre i gradi di giudizio per violenza sessuale a danno di una lavoratrice.
La Petizione, lanciata su Change.org, sta volando verso le 20 mila firme e sta mobilitando il mondo dell’associazionismo non solo femminista, perché si ponga rimedio a questa inaccettabile situazione.

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A che punto è la lotta ai femminicidi in Italia

Internazionale 16 luglio Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale

In tutto il mondo una delle prime cause di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio compiuto spesso da persone conosciute, in particolare mariti, compagni, partner o ex partner. E l’Italia non fa eccezione: l’omicidio è la più grave di una serie di violenze che molte donne subiscono durante la loro esistenza. Secondo l’Istat, nel paese una donna su tre ha subìto qualche forma di violenza nel corso della sua vita, specialmente in famiglia. Questo vuol dire che in Italia poco meno di sette milioni di donne tra i sedici e i settant’anni hanno subìto violenza fisica (20,2 per cento) o sessuale (21 per cento); dalle forme meno gravi come lo strattonamento o la molestia a quelle più gravi come il tentativo di strangolamento o lo stupro (5,4 per cento).

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Per la politica la parità di genere in Italia esiste solo per le madri lavoratrici

The Vision 3 giugno 2020 – Jennifer Guerra

La gestione della pandemia in Italia è stata un florilegio di esperti, tecnici, task force e commissioni, per un totale di 450 persone a cui è stato assegnato il compito di portarci fuori dal disastro del coronavirus. Uno dei problemi subito sorti, però, è che le composizioni delle task force non rispettavano le quote di genere di almeno il 30% di presenza femminile. Fortuna che però a riequilibrare le sorti delle italiane c’era la task force “al femminile” voluta dalla ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti, chiamata “Donne per un nuovo Rinascimento” e annunciata su Facebook con un video motivazionale sui toni del fucsia il 10 aprile scorso, nel centenario della nascita di Nilde Iotti. Dodici donne dai profili autorevoli per “costruire un nuovo percorso, un vero e proprio Rinascimento per il nostro Paese”. Il 25 maggio il dicastero ha presentato il documento prodotto dalla commissione, che è però decisamente deludente e più che tracciare un nuovo Rinascimento è un perfetto esempio di gattopardismo: tutto deve cambiare perché tutto resti come prima.

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Quella sentenza che violenta tutte le donne

Corriere della sera – La 27 ora – 31 maggio 2020 Cristina Obber

16 anni per averla sgozzata, per averne occultato il corpo in una fossa di liquami, corpo ritrovato dopo venti giorni in avanzato stato di putrefazione, pieno di larve e vermi, riconoscibile soltanto da un piccolo tatuaggio e dei braccialetti. Si chiude così la sentenza di primo grado nel processo a Fabrizio Pasini, 50 anni, che nel luglio 2018 ha ucciso Manuela Bailo, la collega 35enne con cui da tre anni aveva una relazione extra coniugale. È stato concesso il rito abbreviato, inapplicabile per i femminicidi commessi dopo l’entrata in vigore della legge 19/2019, che ha comportato uno sconto di pena di 8 anni dai 24 di partenza. Torna in mente un’altra sentenza, del 2013, sempre a Brescia, che ha condannato Claudio Grigoletto a 30 anni per il femminicidio della sua segretaria e amante Marilia Rodrigues Martins, incinta di 4 mesi.

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