Ripensare il welfare: una necessità immediata, non un lusso che viene dopo

Il Manifesto 26 aprile 2020 Cecilia D’Elia, MaddalenaVianello

#donne&lavoro/ 7. Non sappiamo cosa sia cambiato nelle famiglie in queste settimane, pensiamo però che se i mutamenti privati non sono sostenuti da politiche pubbliche, la ripartenza rischia di aggravare un’ingiustizia più che risolverla

Viviamo chiuse a casa dalla pandemia, per tutela di noi stesse e degli altri. Mai distanziamento fu più sociale di questo. La compressione nello spazio delle nostre attività ha reso più acuta la consapevolezza della cura necessaria a mandare avanti la vita. Sperimentiamo ancor più oggi, una alle prese con un figlio nato da pochi mesi, l’altra con due più che adolescenti e con i rispettivi padri, quanto possa essere grande anche per noi l’affaticamento da lavoro domestico e di cura. Noi che ci siamo sottratte a una divisione dei compiti tra i generi.

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Non è un paese per nonne

in.Genere   2 ottobre 2017

Ieri la giornata internazionale degli anziani, oggi la festa dei nonni, e l’Eurostat diffonde i numeri sugli ultraottantenni. In Europa sono ancora soprattutto donne (64%), e tra i paesi Ue è l’Italia a registrare la percentuale più alta di anziani sul totale della popolazione (6,7% seguita da Grecia, Spagna e Portogallo), segno che i giovani se ne vanno e che le nascite sono sempre meno.

In compenso, gli ultraottantenni in Italia hanno un’aspettativa di vita inferiore a paesi come la Francia o la Spagna. Insomma, le nonne italiane stanno un po’ meno bene di quanto pensiamo. E a farne le spese sarà ancora una volta la “generazione sandwich“, quella delle cinquantenni alle prese con figli non ancora autonomi e genitori di cui prendersi cura.

Avere un figlio rende felici i papà. E le mamme? Non qui da noi

La Repubblica  – 17 febbraio 2016  – Federica Cravero

CHIEDI a una donna italiana se è felice di avere un figlio e dirà di sì. Prova a chiederle se è più o meno felice di quando il figlio non era ancora nato: vacillerà, e alla fine ammetterà di esserlo un po’ meno di prima. Nessuna tragedia, solo una sensazione vagamente negativa cucita addosso al ruolo di madre che suggerisce di pensarci bene prima di rimanere incinta un’altra volta. Tant’è che il tasso di fecondità si ferma a 1,4 figli. Alle stesse domande invece un padre risponderà che, dopo il primo scossone avvertito all’arrivo del pargolo, il suo livello di felicità è tornato tale e quale a prima.

Naturalmente non in tutte le famiglie è così, ma è questa la situazione media fotografata da una ricerca che Letizia Mencarini, professore associato di Demografia all’università Bocconi, conduce dal 2013 (quando era all’ateneo di Torino) all’interno del progetto Swell-Fer, finanziato con un milione dall’Ue per indagare il rapporto tra benessere soggettivo e fertilità in Europa e sciogliere il dilemma se i figli danno la felicità o se è la felicità che porta ad avere figli. Leggi il resto »